Pandemia e piazza

E già più di un mese che Gerusalemme è in subbuglio almeno tre volte la settimana, mentre il Covid cresce esponenzialmente, compresi malati gravi e morti negli ospedali che straripano: il governo ha le mani legate dalla coalizione parlamentare, i media (tutti d’opposizione-specie la TV) aizzano e fomentano l’anarchia, i dati sulla pandemia galoppante vengono taciuti così come ogni notizia che non sia il caos interno. E sì che Israele starebbe molto meglio di molti altri paesi sia con l’economia, l’industria, l’occupazione e il lavoro in tempi di crisi mondiale.
Mettiamo un po’ d’ordine nel ricordare gli avvenimenti:
Tutto è cominciato alla fine di maggio, quando un gruppetto di “bandiere nere”- dissidenti da “Cahol-Lavan” arrabbiati dal voltafaccia di Ganz che si unì al governo Netanyahu non potendo farne di suo – ha ben pensato di “marciare su Gerusalemme e la casa di Bibi” chiedendone le dimissioni per “incapacità e corruzione”.
Stampa-TV-media e opposizione hanno subito battuto le mani inneggiando alla libertà d’espressione e democrazia. Va detto che i media in Israele sono un Potere indiscusso e incontrastato, con “eserciti” di reporters che spiano, auscultano e riportano col loro commento fazioso ogni conversazione più privata di tutti i ministri e politici. Il non averlo saputo evitare è stata la grande sconfitta di Netanyahu in questi anni.

In parallelo, la coalizione governativa sulle orme delle aperture europee e la drastica diminuzione dei contagi aveva pensato bene di ridurre le restrizioni per calmare le acque, farsi bello col “popolo” e far riprendere l’occupazione e l’economia.
Non l’avesse mai fatto: riapertura anticipata delle scuole e lo sfogo della popolazione in feste, banchetti in trattoria e assembramenti hanno provocato il ritorno di fuoco della pandemia con punte di contagi di oltre 2.000 malati al giorno: nelle yeshivot riaperte, ritrovi, spiagge affollate, manifestazioni.
Al che il comitato di salute pubblica si è visto costretto a frenare le aperture, richiudere scuole, ristoranti, chiudere i fine settimana di bagordi, teatri, sinagoghe e assembramenti al chiuso e parte all’aperto con minimo di partecipanti, con provvedimenti fluttuanti e cambievoli di giorno in giorno.
Risultato: sommosse dei commercianti, attori, charedim (yeshivot e quartieri religiosi bloccati per contagi), incertezza del governo su come riaprire per calmare i disagi e l’economia. Che ne e’ derivato?
Uno. Il gruppetto di invasati anti-Bibi si è ingrossato a migliaia coi nuovi “adepti” e così le manifestazioni antigovernative, incolpando il governo anche d’incapacità contro l’epidemia e di “dittatura”.
Due. I commercianti e i “diseredati dai guadagni” si sono uniti alla rivolta della sinistra, scioperi di insegnanti, assistenti sociali, artisti e nullafacenti: tutti sotto casa di Bibi a lamentarsi di tutto. Con la grancassa dei media suddetti: uniti al coro, fomentando e sostenendo i moti di piazza.
Tre. La polizia si e’ sentita in dovere di permettere ogni manifestazione(democrazia), scortare e proteggere i rivoltosi stando bene attenti a non “commettere atti impuri” con getti d’acqua e un minimo di contenimento di strilli e strombazzamenti alle ore piccole della notte – fotografati e sorvegliati dai reporters della TV (nuove guardie della liberta’), colpevolizzati di ogni intromissione. Occupati e preoccupati solo a dividere e arrestare i pochi manifestanti a favore del governo.
Quattro. Il governo ha cercato di ridurre le restrizioni, sovvenzionare i disoccupati, varare provvedimenti di elargizione fondi a tutti: logicamente 1000-2000 shekel (totale di 6.7 miliardi) a commercianti abituati a guadagnare centinaia di migliaia al mese sono stati considerati briciole, e gli stessi hanno continuato a dire d’essere affamati e oggetto di soprusi! Gli israeliani abituati al consumismo e la bella vita non sanno più stringere la cinghia e assuefarsi alle calamità.
Cinque. L’ epidemia logicamente si è estesa nei tumulti spalla a spalla a mascherine abbassate o inesistenti, il pubblico ha cominciato a non rispettare i minimi provvedimenti di chiusura settimanale e centri commerciali. La polizia ha smesso di dar contravvenzioni. Caos.

Chi ci ha guadagnato? Solo l’opposizione e i rivoltosi anarchisti che continuano ad ingrossare le adunate sotto casa di Bibi chiedendone le dimissioni. ANARCHISTI, perché non hanno alcuna vera guida o progetto o alternativa: né contro l’epidemia che galoppa e s’intensifica nella calca, né per la crisi finanziaria che aumenta, né per la democrazia, né vogliono nuove elezioni (sanno che le perderebbero). È solo sommossa dannosa ed inutile contro un capo di stato già sotto processo regolato da leggi, tempi e giudici; e un governo democraticamente eletto dopo 3 elezioni!
A nome della “libertà” nessuno ha il coraggio di fermare questa invasione di scellerati, disfattori e untori: perfino negli ambienti “bene” e nostri amici italiani c’è chi li definisce “i nostri bravi ragazzi” che si battono per il bene della società: bravi figli che con l’appoggio della propaganda, i media e l’internet sono riusciti perfino a fomentare fuor dei confini del Paese manifestazioni antisraeliane davanti alle ambasciate d’Israele in Europa e America! Speriamo solo che almeno gli ebrei d’Italia ne restino fuori.

Peccato rovinare così un Paese che ha saputo negli ultimi anni innalzarsi sulle crisi economiche dell’occidente e svilupparsi in tutti i campi, avere nella pandemia il minor numero percentuale di vittime, riuscendo a mantenere funzionanti industria, economia e sviluppo. Paese che ancor oggi saprebbe risollevarsi dalla pandemia mondiale molto meglio di Europa ed America. Per non dire dell’Italia.

G. Yohanan Di Segni