“Rav Steinsaltz, un Maestro per intere generazioni”
In un’intervista radiofonica del 2010 rav Adin Even Israel Steinsaltz aveva espresso in poche battute la sua filosofia di vita: “fate che il mio popolo sappia”. E il suo impegno a portare l’ebraismo in tutte le case ebraiche è stato ampiamente ricordato in queste ore di lutto e cordoglio per la sua scomparsa all’età di 83 anni. “Nel suo modo gentile e senza pretese, ha insegnato a migliaia e migliaia di persone la bellezza e la profondità della cultura e della tradizione ebraica, rendendo il Talmud accessibile alle generazioni contemporanee e future come mai prima d’ora”, il ricordo del presidente del Congresso ebraico mondiale Ronald Lauder. Per l’Assemblea Rabbinica d’Italia il rav è stato “il protagonista di una rivoluzione culturale nel mondo della Torà. Ha intuito la necessità di un allargamento del bacino degli studiosi di Talmud che poteva realizzarsi mettendo a disposizione del pubblico una traduzione commentata in ebraico attuale. Mentre qualcuno esprimeva dubbi e perplessità per questa intrusione nel metodo traduzionale di studio, centinaia di migliaia di persone, forse milioni, hanno, grazie a lui, finalmente aperto una pagina di Talmud scoprendone il fascino. Rav Steinsaltz non solo ha avuto l’idea ma l’ha realizzata con tenacia e con la sua genialità e competenza pluridisciplinare”. “L’Italia ebraica – sottolinea l’Ari – ricorda anche il suo affetto per i nostri luoghi, tradizioni, comunità che ha frequentemente visitato e dove ha parlato, insegnato e ha rappresentato spesso una guida spirituale con le sue sollecitazioni e i suoi consigli”. Un rapporto peculiare che hanno voluto ricordare anche rav Amedeo Spagnoletto, attuale direttore del Meis, e Simonetta Della Seta, che ha guidato il museo fino alla scorsa primavera: “Rav Steinsaltz ha avuto un rapporto speciale con il nostro Paese, ha condotto numerose visite, ha tenuto lezioni pubbliche a tutti i livelli ed ha stretto relazioni affettuose con tante persone svegliando in loro la voglia di studiare a tutti i livelli e di appropriarsi della ricchezza culturale e di valori presente nelle pagine del Talmud e degli altri libri ebraici”. “Nel recente passato – spiegano rav Spagnoletto e Della Seta – egli ha avuto modo di testimoniare il suo vivo apprezzamento per il progetto del MEIS ritenendo l’ebraismo italiano, nelle sue svariate sfaccettature, un microcosmo perfetto per trasmettere al largo pubblico il senso della storia e della cultura ebraica millenaria”.
Rispetto alla sua eredità culturale e religiosa, rav Steinsaltz nel 2016, in un’intervista al periodico dell’Università Ben Gurion “Israeliani”, aveva raccontato: “Non ho mai pensato a quello che sarà scritto sulla mia lapide, non mi preoccupa molto. Ma sono preoccupato per ciò che sarà ricordato. Ho fatto qualcosa, ma non ho fatto abbastanza, non ho fatto nemmeno una frazione delle cose che volevo fare. Ho scritto questo e quel libro – molto bello. Ho tenuto questa e quella conferenza – molto bello. Ho scritto articoli come sulla sabbia in riva al mare; non è abbastanza. Cosa avrei voluto fare? Avrei voluto lasciare un piccolo albero che potesse crescere”. Poi il rav aveva raccontato un piccola storia all’intervistatore. L’ultima, dichiarava. “Nel mio giardino, anni fa, ho piantato due cipressi. Uno è stato rubato, e l’altro era un piccolo cipresso a cui è stata tagliata la testa. Ho avuto pietà di lui, ne ho preso la testa e l’ho legata al tronco ancora fresco. Non ho fatto nient’altro. L’ho lasciato crescere. Speravo che la fenditura guarisse. Oggi quel cipresso è alto quasi tre metri, un albero possente! È quello che avrei voluto fare io, piantare un piccolo cipresso, anche se tagliato, che crescerà fino a diventare un grande albero”.