Adele Di Consiglio, cittadina da onorare
La notizia del rifiuto del Consiglio Comunale di Anzio di concedere la cittadinanza onoraria all’unica ebrea che vive da sempre nella città di Nerone, Adele Di Consiglio, classe 1932, sopravvissuta all’arresto e ai campi di sterminio, mentre la quasi totalità della sua famiglia era finita ad Auschwitz o alle Fosse Ardeatine, aveva lasciato sconvolti e amareggiati.
Nelle scorse ore la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni e il vicepresidente Giulio Disegni hanno voluto incontrare Adele Di Consiglio nella sua abitazione di Anzio. All’inizio la signora Di Consiglio era rimasta titubante quando era stata raggiunta da una telefonata in cui le si chiedeva un incontro: abituata, si può dire da sempre, a stare sola, era quasi stupita che un’istituzione ebraica si interessasse a lei.
Poi, vinti scetticismo e diffidenza, ha accettato con piacere un incontro, che si è rivelato una testimonianza di vita e un momento di condivisione di un’esistenza ebraica vissuta praticamente in solitudine. E allora Adele ha raccontato la sua storia e quella della sua famiglia di allora, una storia di lacrime, fughe, sfollamento, arresti, deportazione, morti, ma anche una storia recentissima del diniego della cittadinanza onoraria da parte del Consiglio Comunale di Anzio, dopo una discussione accesa e contrastata, durata sei ore, in cui alla fine ha prevalso il “no”. Un “no” che grida vendetta e nasconde evidente il mancato superamento di certe fratture mai sanate e dell’acquisizione dell’antifascismo come valore fondante di ogni società civile.
La piccola Adele viveva allo scoppio della guerra ad Anzio, con la sua famiglia, che in quegli anni aveva una merceria in piazza Garibaldi, saccheggiata durante lo sfollamento del 1943. Da qui i Di Consiglio scapparono a Roma.
Il padre David venne catturato nel febbraio del ‘44, mentre era in trattoria, con la madre ed i suoi fratelli. Adele aveva 12 anni e il padre fu poi deportato da Fossoli ad Auschwitz il 5 aprile 1944, per morire in luogo ignoto: stessa sorte toccò allo zio Cesare deportato a Dachau, allo zio Leone, fucilato mentre tentava la fuga, allo zio Pacifico, deportato ad Auschwitz.
Nell’eccidio delle Fosse Ardeatine morirono invece il nonno materno Dattilo Sciunnach e un’intera generazione dei Di Consiglio, tutti suoi cugini, il più piccolo aveva 14 anni.
Adele Di Consiglio oggi ha 88 anni e vive da sempre ad Anzio, sola, con i suoi ricordi e le sue lacrime, che, come ha voluto raccontare a Noemi Di Segni e a Giulio Disegni, corrono a rivoli ogni volta che le viene chiesto di rievocare quei fatti.
La città di Anzio ha l’onore di ospitarla e sono in molti a chiedere che le venga riconosciuta la benemerenza, negata durante un Consiglio comunale dell’estate 2019, combattutissimo, nel quale si chiedeva la revoca della cittadinanza onoraria concessa nel 1924 a Benito Mussolini e il conferimento della cittadinanza onoraria all’unica ebrea che vive ad Anzio, e che ha alle spalle una storia tremenda, che racchiude una delle pagine più dure del Novecento.
Adele Di Consiglio vive con grande dignità e allo stesso tempo con sconcerto la negazione di un conferimento giusto e necessario, specie in tempi bui come quelli che viviamo.
Era stata una significativa iniziativa dell’ANPI di Anzio-Nettuno, sezione attivissima nel tener vivi i valori fondanti della nostra democrazia, quella di far conoscere a tutti, e soprattutto alla Città di Anzio – la città, con la vicina Nettuno, dello sbarco alleato – la storia di Adele e della famiglia Di Consiglio ed è per esserle vicino che i vertici UCEI hanno voluto incontrarla e renderle omaggio.
La storia di Adele Di Consiglio è ora racchiusa in un piccolo volume uscito nei mesi scorsi Adele, Celeste e Giorgio tre storie di Anzio e Nettuno (1938-1945) a cura dell’Associazione culturale “La Tamerice”.
Ora Adele Di Consiglio non sarà più sola, né dimenticata e la battaglia per farle ottenere la cittadinanza onoraria continuerà in una città che, pur insignita della medaglia al Merito Civile, come Nettuno, si porta purtroppo dietro ancora oggi tristi retaggi del passato.
Non si può dimenticare che il 2 novembre 2019, giorno dei defunti, le Amministrazioni comunali di Anzio e Nettuno si sono recate ancora una volta al Campo della Memoria per omaggiare i caduti fascisti della X MAS. Campo della Memoria, che, seppur riconosciuto come cimitero di guerra, resta un luogo che incarna una posizione assolutoria del fascismo, contribuendo ad una visione revisionista della storia.
La visita ad Adele Di Consiglio non è stata un “momento estivo“, ma ha significato l’auspicio di poterle essere accanto per darle forza nell’essere testimone attiva in una zona non facile, donando ai giovani conoscenza di quanto è stato, nonostante le resistenze delle istituzioni che non hanno ancora compreso il valore di questa loro concittadina, nella speranza che il “favore” verso gruppi di estrema destra si affievolisca anche grazie alle sue parole.