Barriere illusorie

“Da Bari uscirà la Legge e la Parola del Signore da Otranto” avrebbe detto Rabbenu Tam di Ramerupt (1100-1171). Pare che Otranto, dove mi trovo in questi giorni, nel XII secolo fosse una tra le comunità ebraiche più popolose del Mezzogiorno e molto fiorente negli studi biblici e talmudici. Snodo commerciale già quando sorse come città messapica, greca, e romana dopo, sicuramente Otranto guarda comunque a Oriente. I continui attacchi dei turco-ottamani, fino agli sbarchi in massa dei profughi albanesi alla fine del secolo scorso lo dimostrano bene. Ma anche la sua gastronomia rievoca l’altra sponda, come la “puccia” un pane che ricorda la pita, o i tanti dolcetti con mandorle e miele. E se di giorno si scorge talvolta la costa balcanica, di notte sono sempre visibili anche i fari di Othonoi e Merlera, davanti a Corfù, altro luogo fondamentale nella storia ebraica del Mediterraneo, nonché di quella ebraico-pugliese – per il dialetto che vi si parlava -.
Otranto con le sue bianche case bruciate dal sole è uno dei tanti luoghi della penisola che rende palese che il mare, il quale sembra dividere terre e popolazioni, è soltanto un’altra barriera illusoria.

Francesco Moises Bassano