Le reazioni all’accordo

L’accordo fra Israele e gli Emirati Arabi Uniti per normalizzare i loro rapporti, provvedendo ad allacciare rapporti diplomatici, finirà per sortire gli stessi effetti di un Rorschach.
Risulta per tabulas che vi sono movimenti, perfettamente legittimi, che considerano di dover accompagnare il popolo israeliano affinché faccia le scelte giuste a beneficio dei suoi veri interessi. Ne consegue che l’elettorato israeliano dovrebbe essere guidato/consigliato? Nel dubbio, se la cosa facesse molto Rousseau, dovremmo capirlo.
Dal canto suo, la Jewish Voice for Peace, sembra sconvolta dall’Accordo (“The current claim of suspending Israel’s attempt to annex Palestinian land, through Israel’s new trade agreement with the Uae, does nothing to halt its on-going creeping annexation or the apartheid regime it imposes on Palestinians”). Peccato che l’Unione europea si sia espressa in tutt’altra direzione: “Israel’s commitment to suspend plans to unilaterally annex areas of the occupied Palestinian territory is a positive step”. Un buon politologo, poi, rispetto alle intenzioni israeliani, senza abbandonarsi ad ipotesi cospirative, potrebbe legittimamente trovare a safe haven nell’eterogenesi dei fini.
Sembra irreale che un ente che si richiama alla pace sia sconvolto perché si raggiunge la pace. Troppo facile replicare che è una pace che danneggia o ignora i palestinesi, quando l’unico punto certo è lo stop all’estensione della sovranità israeliana in Cisgiordania. Espunto tale progetto, bisognerà trovare altre accuse contro il governo d’Israele, le quali accuse potrebbero essere rimandate a quando farà meno caldo.
Quanto al popolo palestinese, appare legittimo l’interrogativo circa: a) la sua rappresentanza, b) il suo rapporto con una volontà statuale. Quando si addiviene ad allacciare rapporti con gli Stati, ma non con un’entità non statale, tali interrogativi acquisiscono una certa fondatezza.
I palestinesi non chiesero mai l’indipendenza alla Giordania, e questo è un problema, perché la storia ha un suo peso. Perché l’Anp non crea, ora, un suo Stato? Perché non ha accettato le proposte di crearlo? Quali sono i suoi intendimenti per il futuro? Disquisire soltanto d’Israele è tanto comodo quanto fuorviante.

Emanuele Calò, giurista

(18 agosto 2020)