Ticketless – Locomotion

Quando i fatti ci cambiano, io cambio opinione. Lei cosa fa? Questa domanda spiazzante di Keynes dà il titolo a una raccolta di saggi di Tony Judt appena stampata da Laterza. Un libro che vivamente consiglio come lettura per le vacanze. Sono interventi di varia natura del grande storico prematuramente scomparso qualche anno fa. Prima della pandemia, che più d’ogni altro “fatto” ci ha cambiato o ci sta cambiando, Judt ci avverte dei pericoli nascosti nella rigidità del nostro pensiero. Il libro è da consigliarsi anche per il ritratto del marito scritto dalla moglie come introduzione, dove si dà conto dell’intricato rapporto di Judt con l’ebraismo e con il sionismo, cosa che già traspariva dal libro autobiografico “Lo chalet della memoria”, ma qui si affronta in modo più diretto. I saggi ruotano intorno alla storia del Novecento, non manca una provocatoria sezione sul Medio Oriente, dov’è compreso un toccante profilo di Amos Elon, ma non è questo l’aspetto che più mi ha colpito e oggi voglio segnalare.
Due lunghi articoli apparsi postumi sulla New York Review of Books sono gli abbozzi di un libro che Judt non ha fatto in tempo a scrivere: una storia dei trasporti ferroviari nell’Europa contemporanea, una storia delle grandi stazioni costruite nel cuore delle capitali, affrescate da grandi pittori. Sono pagine che daranno dispiaceri ai nemici dell’alta velocità, ma piene di osservazioni acute regalateci da uno storico eclettico, che sa spiegare le ragioni dell’economia senza dimenticare la logica degli architetti e l’estetica delle avanguardie. Viene in mente “Corto viaggio sentimentale” di uno scrittore come Svevo, un vero fan della locomotion, pendolare fra i primi tra Lontra e Trieste fino al punto di sognare un’utopia al contrario, un treno moderno così veloce da risultare immobile, con locomotiva al capolinea e ultimo vagone ristorante alla stazione di partenza. Questa rubrica spesso s’è occupata di viaggi in treno e alle ferrovie deve il proprio nome. Saluto con entusiasmo queste bellissime pagine di storia. Allegoria del tempo, s’intitola il quadro di Gabriel Ferrer (1899) che si vede alla Gare (oggi Musée) d’Orsay. Per rammentare ai clienti, chiosa Judt, che il loro treno non aspetterà il dessert.

Alberto Cavaglion

(19 agosto 2020)