Bielorussia, la violenza di Lukashenko
anche nel segno dell’antisemitismo

“Elezioni da annullare”. L’Unione Europea ha emesso un chiaro verdetto: sul risultato del voto in Bielorussia aleggia pesante lo spettro dei brogli. E, anche tenuto conto della sistematica repressione attuata in questi giorni dall’ultimo dittatore d’Europa, Alexandr Lukashenko, l’ipotesi di sanzioni si fa sempre più concreta. Così Charles Michel, il presidente del Consiglio europeo: “Dobbiamo sostenere tutti gli sforzi per una soluzione positiva e per garantire un processo democratico. Per noi è chiaro che il popolo bielorusso ha il diritto fondamentale di eleggere liberamente la propria leadership”. 
Si susseguono intanto i campanelli d’allarme dalle voci libere anti-regime, che le forze di polizia stanno cercando di rendere silenti. Spesso con l’esercizio di violenze molto gravi. Anche, come si apprende, nel segno dell’antisemitismo. 
Emblematica la vicenda che ha avuto come vittima un cittadino israeliano nato a Minsk, Alexander Fruman, in Bielorussia per riconnettersi con le proprie origini familiari (quasi due terzi degli ebrei bielorussi, diverse centinaia di migliaia allo scoppio del conflitto, furono trucidati nella Shoah). Fermato mentre camminava per strada, è stato trattenuto in custodia per diversi giorni. Un’esperienza agghiacciante, ha raccontato Fruman alla stampa israeliana. Oltre all’obbligo di cantare brani patriottici in onore del dittatore, pena la violenza fisica, una volta che sono state chiare le sue origini si è visto rivolgere la seguente minaccia: “È tempo di avere una nuova circoncisione”. Le violenze sono state molteplici, sia in caserma che in strada. Anche un disabile, ha raccontato l’uomo, è stato oggetto di percosse. Al Times of Israel Fruman ha anche detto: “Siamo stati costretti alle posizioni più scomode. Se qualcuno si muoveva, i poliziotti ricominciavano a picchiarlo. Ad un certo punto siamo stati caricati su un mezzo, stipati come per essere mandati ad Auschwitz”.
La comunità ebraica non denuncia ufficialmente casi di antisemitismo. Una posizione di neutralità che è verosimile ritenere sia stata presa per timore di attacchi diretti. Molti infatti i suoi membri attivi nella protesta. Negli scorsi giorni, come vi abbiamo già raccontato, la European Union of Jewish Students aveva diffuso l’appello di una giovane ebrea bielorussa. Queste le sue parole: “Tutti siamo in pericolo al momento e super spaventati. Ci sentiamo come in guerra, abbiamo davvero bisogno di aiuto nel diffondere le informazioni. Parlo alle persone che sentiranno la mia voce registrata: chiedo a tutti di andare nei vostri paesi, nelle vostre città, sotto le ambasciate e in strada, e chiedere ai vostri governanti di non sostenere il potere di Lukashenko, di non legittimarlo. Di chiedere ai vostri governi che facciano in modo che i prigionieri politici vengano liberati. Abbiamo veramente bisogno di questo aiuto ora”.

(20 agosto 2020)