Letture facoltative
Deuteronomio

Nel primo dei testi raccolti da Adelphi nel volume intitolato Un mondo di cospiratori, “Deuteronomio”, l’irriverente e sempre divertente Mordecai Richler racconta dei lontani pomeriggi trascorsi a Montreal “in una muffa saletta della Young Israel Synagogue, il nostro kheyder”. Arbitro di quelle non dimenticabili ore “il povero Mr. Feinberg”, alle prese con una manciata di riottosi ragazzini che preferiscono i tascabili di Ellery Queen o il gioco delle boccette a “una buona educazione ebraica”. Nel disperato tentativo di combattere gli sbadigli, Mr. Feinberg snocciola uno dopo l’altro apologhi chassidici meravigliosi. “Una volta ci raccontò di un leggendario rebbe delle corrente Lubavitch, un prodigio, che sapeva recitare a memoria l’intera Torah. Se si infilzava uno spillo in una pagina, ci raccontò Mr. Feinberg, una pagina qualsiasi, facendolo sbucare quarantotto pagine più avanti, il rebbe, dondolandosi pensoso, sapeva dire esattamente quale parola lo spillo aveva forato”. Eppure, con prevedibile sconcerto di Mr. Feinberg, agli occhi dei giovani allievi questa e altre siffatte imprese favolose sono oscurate da quelle dei campioni di boxe al Madison Square Garden. Un giorno arriva però un rabbino moderno, il sorridente rabbi Bloom, tifoso dei Brooklyn Dodger e che non porta nemmeno la barba. “Il maiale, diceva, era proibito perché nel caldo di Canaan si sarebbe guastato; ai figli di Israele era ingiunto di portare il cappello per proteggerli dai colpi di sole” eccetera. Tutto bello, tutto certamente ragionevole, soprattutto se paragonato alle righellate sulle nocche delle dita generosamente distribuite da Mr. Feinberg. Ma la magia, tutto a un tratto, svanisce.

Giorgio Berruto

(20 agosto 2020)