Pompeo, il falco della diplomazia

Gli Stati Uniti continuano a catalizzare l’attenzione mediatica. È soprattutto la convention repubblicana a far parlare, con gli infuocati interventi di alcuni relatori ma anche con le più pacate considerazioni di Melania Trump, moglie di Donald, che ha detto di “non voler usare questo tempo per attaccare gli altri”. 
Il paese è però sempre più sull’orlo della tensione. Specie dopo l’ultimo episodio di violenza contro un cittadino afroamericano, il 29enne Jacob Blake, raggiunto in Wisconsin da sette colpi sparati alla schiena da un poliziotto. “Blake – scrive il Corriere – giace in un letto d’ospedale, paralizzato dalla vita in giù. I medici non si sbilanciano: il giovane è in terapia intensiva e potrebbe rimanere in queste condizioni per sempre”. L’attenzione dei giornali è anche su uno dei personaggi chiave della convention, il segretario di Stato Mike Pompeo, intervenuto da Gerusalemme. Un intervento che, spiega sempre il Corriere, ha suscitato più di una protesta. Pompeo infatti in precedenza aveva “intimato ai diplomatici e agli altri dipendenti degli Esteri di non prendere pubblicamente posizione sul voto del 3 novembre”. Repubblica riporta una parte del suo messaggio: “Resistere alla penetrazione del partito comunista cinese in tutte le sfere della nostra economia, della politica e della società, è la nuova missione del mondo libero. Il pericolo che incombe su di noi è ancora più grave della prima Guerra fredda”. Per il quotidiano Pompeo ha centrato il suo bersaglio: quel discorso è stato infatti “un simbolo potente per la base elettorale degli evangelici, pronunciato dalla Terra Santa, luogo sacro per le religioni abramitiche”.
Nel titolo dell’articolo viene definito “il falco della diplomazia”.  

Evocato sia da Trump che da Pompeo, l’accordo tra Emirati Arabi Uniti e Israele potrebbe aprire la strada ad altre iniziative analoghe. Il primo paese in scia potrebbe essere il Sudan, dove ieri il segretario di Stato è arrivato con un volo diretto da Israele. “Se l’accordo con i sudanesi funzionerà – scrive Il Foglio – allora si potrà cominciare a parlare di effetto domino e di progressiva normalizzazione di tutti i paesi arabi con Israele, e non soltanto di alcune poche eccezioni”. Interessante la posizione di Suha Arafat sul nuovo corso tra Gerusalemme e Abu Dhabi. La vedova dell’ex leader palestinese, intervistata da Repubblica, non si dice contraria: “Gli Emirati, come tutti gli Stati, sono liberi di fare le loro politiche. La geopolitica sta cambiando, cl sono nuovi attori nell’area, l’Iran, la Turchia con i Fratelli Musulmani, Hamas che tiene in ostaggio due milioni di palestinesi. Non posso giudicare un paese che sente la necessità di difendersi da minacce esterne”. 

Nonostante il calo di contagi registrati, resta alta la preoccupazione per il prossimo ritorno a scuola. Il Foglio propone una carrellata sulle scelte intraprese altrove. Quelle di Israele, in particolare, sono presentate in modo molto critico: “A maggio – si legge – sono state aperte alcune scuole ma in una di queste un focolaio ha investito un numero enorme di alunni e famiglie. Con l’arrivo di temperature più alte, l’indicazione negli istituti è stata quella di tenere chiuse le finestre per permettere al sistema di condizionamento di raffreddare e purificare l’aria. Scelta errata, tanto che i casi di contagio si sono moltiplicati”. 

Il Resto del Carlino pubblica una foto dei funerali di Arrigo Levi, svoltisi ieri a Santa Maria di Mugnano. “II Capo dello Stato Sergio Mattarella – si racconta – ha delegato i Carabinieri in alta uniforme a consegnare alla figlia Donatella e ai nipoti Riccardo, Franco e Alberto una corona di fiori. La cerimonia ha previsto la recita del Kaddish, una delle più antiche preghiere ebraiche, e la lettura di un passo del libro del Deuteronomio. Sulla bara, la stella di Davide”. 
Gian Antonio Stella, sul Corriere, ricorda Levi con una sua presa di posizione di alcuni fa. Il tema erano le case popolari fatte costruire dall’allora sindaco di Venezia Cacciari per alcune famiglie sinti, osteggiate da un senatore leghista che sosteneva che per un popolo “nomade” non fossero necessarie strutture permanenti. “Non posso dimenticare – scriveva Levi su La Stampa – che nei lager nazisti, insieme con sei milioni di ebrei, furono sterminati anche centinaia di migliaia dl zingari. Se gli zingari sono o furono nomadi, lo furono anche molti miei antenati per effetto delle persecuzioni subite in quanto ‘diversi'”. 

Eliezer Sherbatov, il capitano della nazionale israeliana di hockey su ghiaccio, difende la sua scelta di andare a giocare per la squadra polacca dell’Oswiecim. Raggiunto da Avvenire, afferma: “Molti media israeliani erano presenti al momento della firma del contratto e della mia presentazione: so che questa mia decisione tocca tutti. Io sto solo cercando di dare speranza agli ebrei, di fare qualcosa di concreto, di ricordare l’Olocausto, ma anche di poter raccontare di un ebreo che è andato in Polonia e ha vinto”. 

Su Avvenire, Massimo Giuliani presenta Storia degli ebrei nel mondo attraverso una collezione di cartoline (Edizioni ETS) di Gian Mario Cazzaniga. Nel volume 112 illustrazioni a colori, spiegate in un paio di saggi iniziali “che aiutano a contestualizzare le foto, di gruppi e famiglie o individui le cui esistenze emergono dal silenzio di località esotiche come Bukhara, anno 1903; o come il quartiere Gabès a Tunisi, primi del ‘900; o il monte Garizim in Galilea, anni Cinquanta; o Trakai in Lituania, 1967”. 

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(26 agosto 2020)