Israele al Tour, un cerchio che si chiude
Sale l’adrenalina in casa Israel Start-Up Nation, la prima squadra israeliana a raggiungere l’obiettivo di una partecipazione al Tour de France. La più importante corsa ciclistica a tappe si svolgerà in un clima davvero particolare, segnato dall’emergenza sanitaria e di conseguenza caratterizzato da rigorose regole di isolamento cui atleti e accompagnatori dovranno sottostare. Le incognite sono molte. Ma ormai ci siamo, non si torna indietro. Nonostante l’alto numero di contagi la Francia non rinuncia al suo evento sportivo più amato e identitario. Il fine settimana il via da Nizza, l’arrivo ventidue giorni dopo a Parigi.
Quasi 3500 chilometri sui pedali che la Israel Start-Up Nation, già Israel Cycling Academy, affronta con la consapevolezza di andare a chiudere anche un cerchio. Fatto non troppo noto, il Tour nasce infatti sull’onda dell’Affaire Dreyfus. L’abbiamo già raccontato su Pagine Ebraiche: quando fu avviata la revisione del processo, una violenta contestazione prese il via durante un evento ippico. Nonostante alcuni tra gli animatori della protesta fossero importanti inserzionisti della testata, su Le Velo, vera autorità del giornalismo sportivo dell’epoca, il redattore incaricato della cronaca non si fece problemi a fare nomi e cognomi e a criticare il comportamento di chi aveva soffiato, ancora una volta, sull’onda dei peggiori istinti antisemiti. L’effetto fu la nascita di una nuova testata, L’Auto-Velo (poi L’Auto), in cui confluirono i capitali degli anti-Dreyfus. Obiettivo principale: sopravanzare Le Velo, farlo uscire dalla circolazione. Sembrava impossibile. Fin quando a un reporter, Geo Lefevre, non venne un’idea: una corsa a tappe sponsorizzata dal giornale. Fu un’idea vincente, visto che le vendite aumentarono vertiginosamente e Le Velo nel 1904 smise di essere pubblicato. Una felice intuizione che nasce però come conseguenza indiretta del velenoso clima della Francia di allora.
L’Israel Start-Up Nation, che l’anno prossimo punterà a portare a casa la maglia gialla con Chris Froome al comando del team, punta già in questa edizione a lasciare un segno. I suoi atleti più rappresentativi ve li abbiamo già presentati: l’irlandese Dan Martin per le tappe di montagna e un buon piazzamento in classifica generale; i tedeschi Andrè Greipel e Nils Politt per un successo di tappa. In squadra c’è anche un giovane israeliano, Guy Niv. Significativa la sua storia. In occasione del Bar Mitzvah, la maggiorità religiosa ebraica che si consegue all’età di 13 anni, ai genitori aveva chiesto in regalo di portarlo a vedere proprio una tappa della corsa. Esattamente tredici anni dopo ne sarà uno dei protagonisti.
(In alto Guy Niv, il primo israeliano al Tour. In basso la corsa presentata su L’Auto)
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(27 agosto 2020)