“Lukashenko rinunci al potere
e i bielorussi lo faranno partire”

In Bielorussia le proteste anti-Lukashenko, l’ultimo dittatore d’Europa, non si fermano e gli oppositori prendono ulteriore coraggio. Parlando con il quotidiano spagnolo El Mundo (intervista tradotta oggi dal Corriere della Sera), Svetlana Tikhanovskaya, che ha perso le presidenziali contro Lukashenko tra brogli e violenze alle urne, afferma che l’attuale presidente, “mostrandosi con un fucile in tv ha dimostrato che ha paura e non sa cosa fare. Non cerchiamo vendetta, ma se si ferma e rinuncia al potere, i bielorussi lo lasceranno partire”. Secondo la Tikhanovskaya, al momento rifugiatasi in Lituania a causa delle minacce alla sua sicurezza personale, in Bielorussia la transizione è inevitabile e non ci sarà una guerra civile come in Ucraina, “perché il nostro è un popolo pacifico. Non vogliamo nessun tipo di conflitto nel territorio della Bielorussia. Per questo chiediamo al resto del mondo di rispettare la nostra sovranità. Non accetteremo nessun tipo di intervento sul nostro territorio. Non siamo né pro-europei né antirussi”.

Usa, la rabbia si riaccende. Il caso del ferimento del giovane afroamericano, Jacob Blake, da parte della polizia ha riacceso le proteste negli Stati Uniti. Da tre giorni vanno avanti le manifestazioni e a una protesta antirazzista a Kenosha, in Wisconsin, due persone sono rimaste uccise e una terza ferita gravemente. Sospettato del duplice omicidio è un 17enne, arrestato dalla polizia. “Secondo le prime ricostruzioni a Kenosha si erano spinti decine di aderenti a milizie di destra,- scrive Repubblica – attirati da un appello circolato sui social. Diffuso, dopo una serie di incendi e il ferimento di un poliziotto colpito da un mattone”. Secondo il Corriere, “Kenosha è un allarmante disastro un po’ per tutti. La leadership del movimento non è chiaramente in grado di tenere a freno una guerriglia che appare sempre più organizzata. Anche l’altro giorno le marce sono iniziate in modo pacifico, ma in serata diversi dimostranti con i caschi, gli scudi, bottiglie e petardi si sono scagliati contro la rete di protezione eretta a difesa del tribunale, provocando la polizia”.

Law and order. Per il presidente Usa Donald Trump le immagini delle rivolte di Kenosha sono una stampella nella campagna elettorale: il suo motto per la rielezione è sempre più “Legge e ordine”. Il messaggio vale, scrive Gianni Riotta su La Stampa, soprattutto per l’America bianca e potrebbe funzionare per recuperare terreno. “La paura dell’anarchia può ridare forza a Trump”, titola il Corriere. Nei sondaggi Trump è dato indietro ma, riporta Repubblica, ha recuperato terreno rispetto allo sfidante democratico Joe Biden. La sfida tra i due è apertissima.

Pence, il vice parla agli elettori. “C’è un miracolo dietro l’angolo. È probabile che avremo uno o più vaccini anti-covid prima della fine dell’anno. E sarà tutto merito della leadership del nostro presidente”, questa la previsione – un po’ rischiosa viste le cautele del mondo scientifico – del vicepresidente Usa Mike Pence nel corso della convention dei repubblicani. Repubblica propone un ritratto oggi dello stesso Pence, definendolo “lo scudiero di Trump che parla ai cristiani”. Pence si “è sempre schierato contro l’aborto, contro la ricerca sulle staminali, contro i matrimoni gay. Si è battuto per tagliare i fondi alle organizzazioni che promuovono ogni forma di controllo per le nascita. In politica estera è strenuamente a favore di Israele, e di Benjamin Netanyahu: un altro punto qualificante per gli elettori della destra cristiana in America”.

Libano-Israele, tensioni sul confine. “Ancora una volta Hezbollah sta ¡¡ mettendo in pericolo lo Stato libanese: suggerisco loro di non mettere alla prova la forza di Israele”. Il monito del Primo ministro Benjamin Netanyahu al movimento terroristico libanese dopo che l’altra sera sono partiti dei colpi dal Libano contro soldati israeliani che perlustravano il confine nord. “Hezbollah perde credito in patria a causa dell’impasse economica e politica che sta mettendo in ginocchio il Paese, con una crisi finanziaria mai vissuta prima. – riporta Avvenire, spiegando le schermaglie con Israele – Come non bastasse, il gruppo (sponsorizzato principalmente dall’Iran) si trova ancora più isolato da quando, lo scorso 13 agosto, Gerusalemme ha siglato, tramite la mediazione della Casa Bianca, un accordo diplomatico con Abu Dhabi che rafforza l’asse sunnita nella regione, incoraggiando il riavvicinamento di altri Paesi del Golfo, a cominciare dall’Arabia Saudita”.

Il candidato naziskin e antisemita. Christian D’Adamo, 32 anni, è candidato come consigliere comunale alle prossime elezioni amministrative a Fondi nella lista civica ‘Giulio Mastrobattista sindaco’. Mastrobattista è il candidato a sindaco di Fratelli d’Italia per il comune in provincia di Latina. Sui social D’Adamo si definisce fascista, naziskin, negazionista, omofobo, xenofobo, antidemocratico, anticostituzionale, anticomunista, antisemita. Immediata la reazione dell’arco politico che ha chiesto la cancellazione dalla lista di questo personaggio. “Il responsabile della lista, Francesco Mastobattista, ex Forza Nuova, nipote dell’aspirante sindaco, avrebbe già parlato con D’Adamo, – scrive Repubblica – che gli avrebbe assicurato di essere pronto a ritirarsi”.

Il difensore di Orban. Tibor Fischer, scrittore inglese con radici ungheresi, sarà in Italia in queste settimane mentre Marcos y Marcos ripubblica il suo La gang del pensiero. Intervistato da La Stampa, Fischer spiega perché difende il presidente ungherese Orban dalle accuse di autoritarismo e antisemitismo. “L’Ungheria è una democrazia, qualsiasi decisione passa per il parlamento. L’accusa peggiore contro Orbán è quella di antisemitismo. Solo perché ha attaccato Soros, che è un ebreo. In verità Orbán è l’uomo che ha introdotto l’educazione all’Olocausto nelle scuole, ha approvato una legge contro la negazione dell’Olocausto e il suo governo ha finanziato Son of Saul, un film su Auschwitz che ha vinto un Oscar”.

Milano e Memoria. Angelo Ratti, deportato a Mauthausen nel 1944, e scomparso martedì a Cernusco sul Naviglio. Aveva 94 anni. Per decenni accompagnò migliaia di studenti sui luoghi degli stermini nazisti. Il presidente dell’Anpi Milano Roberto Cenati, riporta il Corriere Milano, sottolinea: “A noi il dovere di portare avanti il suo lavoro di memoria”. E a proposito di memoria da portare avanti, sulle pagine del Giornale Milano Davide Romano invita Milano a ricordare il contributo di rav Giuseppe Laras.

Daniel Reichel