I beni democratici

Quante cose meravigliose appartengono a tutti e sono gratuite: il mare, per esempio, mille volte più bello di qualunque piscina, dove si può nuotare per un tempo illimitato in uno spazio che pare illimitato; oppure i sentieri di montagna, i prati e i boschi, anche non troppo lontani dalle città. E non solo le bellezze naturali sono accessibili a tutti: abbiamo a disposizione strade e piazze, parchi e giardini, e anche cose molto più semplici ma utilissime; mi affascina sempre, per esempio, pensare a quanto siamo fortunati a poter disporre dell’acqua delle fontane pubbliche, potabile, quasi sempre più fresca di quella che trasportiamo e talvolta anche buona, soprattutto per chi ha davvero sete (meravigliosa a fine Kippur, provare per credere).
Non avremmo mai fatto caso a questi beni, che diamo per scontati, se non fossimo stati costretti a privarcene per mesi: mare e montagna inaccessibili, prati, boschi e parchi vietati, strade e piazze consentite solo se vicine a casa, persino le fontane spesso non raggiungibili. “Quanti beni che, avendoli, non si curano, anzi quante cose che non hanno pur nome di beni, paiono carissime e preziosissime ai naviganti, solo per esserne privi! Chi pose mai nel numero dei beni umani l’avere un poco di terra che ti sostenga? – domanda Cristoforo Colombo a Pietro Gutierrez nelle Operette morali di Leopardi – … e presa terra, solamente a pensare di ritrovarci in sullo stabile, e di potere andare qua e là camminando a nostro talento, ci parrà per più giorni essere beati.” Credo che dal 4 maggio tutti noi abbiamo provato questa gioia come di chi torna a camminare sulla terraferma dopo aver viaggiato a lungo per mare.
Il lockdown è stato particolarmente antipatico perché ha ingigantito le diseguaglianze, non solo per la differente qualità ed estensione delle case in cui eravamo reclusi e per le differenti possibilità di accesso ai mezzi di comunicazione, ma anche semplicemente perché ci ha privati di una serie di cose belle, utili e uguali per tutti. Ancora questa estate il mare in certe località è stato molto meno accessibile di quanto lo fosse negli anni passati (divieti, sbarramenti, entrate a numero chiuso), ed è triste pensare che in qualche modo un bene di tutti è stato riservato a chi si poteva permettere di prenotare un ombrellone per l’intera stagione. Ma per lo meno c’era la possibilità di scegliere altre località; cosa succederebbe se la mobilità dovesse essere nuovamente limitata? Capisco che a marzo la gravità della situazione abbia richiesto misure drastiche, ma credo che nel lungo periodo una società che vuole essere davvero democratica non possa fare a meno di porsi il problema di non accentuare le diseguaglianze privando le persone dei beni che normalmente sono a disposizione di tutti.

Anna Segre