Benedetta e Noam, mazal tov!
Circa tre anni fa scrissi per Moked un articolo intitolato “Achuzat Sarah, la casa per minori che dona sorrisi ai bambini”. Nell’articolo raccontavo di un istituto fondato nei primi anni dello Stato d’Israele per bambini sopravvissuti alla Shoah, che oggi assume il ruolo di Casa per 150 minori a rischio, sotto l’egida dell’organizzazione no-profit Emunah. Inoltre, in quell’articolo raccontavo di un progetto speciale di Giovane Kehilà – movimento giovanile della comunità italiana in Israele. Il progetto prevedeva uno shabbaton in quell’istituto, tefillot con il rito italiano e attività di volontariato (giochi, indovinelli ecc) con i bambini.
Fra i partecipanti più attivi del progetto c’erano Noam Yari e Benedetta Calò. Benedetta era allora Consigliera di Giovane Kehilà ed era molto impegnata nell’organizzazione. Noam, che era allora soldato, decise di spendere lo shabbat di licenza dalla zavà per quel progetto. È così che si sono conosciuti. Entrambi olim di origine italiana pronti a fare una mitzvà: donare – nel vero senso della parola – un sorriso ai bambini di Achuzat Sarah.
Si racconta nei Pirkè Avot (Le Massime dei Padri) che il Tanna Ben `Azài (che secondo alcuni storici faceva parte degli Aseret Harugei Malchut – i dieci rabbini che furono uccisi dai romani nel periodo della distruzione del Secondo Tempio) diceva: “Corri all’esecuzione di una mitzvà lieve come per un grave, e fuggi da qualunque colpa; perché una mitzvà tira dietro un’altra mitzvà e una trasgressione causa un’altra trasgressione; il premio di mitzvà è un’altra mitzvah, e la punizione di una trasgressione è un’altra tragressione”. Circa mille e trecento anni dopo il rabbino italiano Obadiah di Bertinoro spiegava: “Colui che compie una mitzvà viene aiutato dal Cielo per compiere un’alta mitzvà”.
Penso che non ci sia un riassunto migliore per questo insegnamento di quello della storia di Noam e Benedetta. Dopo lo shabbaton, hanno continuato a frequentarsi finché hanno deciso di sposarsi e di creare la loro casa e la loro famiglia a Gerusalemme. A causa del Covid hanno deciso di spostare il loro matrimonio a Roma. Si sono sposati negli scorsi giorni, mantenendo però l’intenzione di tornare subito dopo a Gerusalemme.
E così, nonostante la mascherine di tutti i partecipanti, il sorriso di Noam e Benedetta, come quello delle loro famiglie, dei rabbanim, degli amici che li seguivano in diretta da Israele, dei bambini di Acuzat Sarah e di tutto l’ebraismo italiano non poteva mai essere così evidente.
Michael Sierra
(30 agosto 2020)