Giornalismo nel mondo che cambia,
il ritorno di Redazione aperta

Necessario più che mai, ma ovviamente adattato nei minimi dettagli alle esigenze della stagione attuale, torna Redazione aperta, il laboratorio di lavoro e di formazione della redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Limitato, per le severe precauzioni imposte dalla pandemia, nella possibilità di accogliere ospiti e osservatori esterni, aperto come vuole una tradizione ormai consolidata al confronto e alla crescita professionale, l’incontro dovrà affrontare quest’anno qualche nuova sfida che si aggiunge a quelle consuete.
Rinsaldare i rapporti fra colleghi che sono addestrati per lavorare a ciclo continuo e secondo ritmi di lavoro molto esigenti da dovunque si trovino. Sviluppare occasioni di incontro che non gravino sui bilanci delle istituzioni dell’ebraismo italiano. Fare il punto, alla vigilia del nuovo anno ebraico, sul lavoro svolto nei dodici mesi precedenti e sui programmi e le sfide che ci attendono. Raccogliere il contributo di idee e di pratiche di tanti che vedono la redazione giornalistica come un punto di riferimento.
Quelli che sono stati i cardini delle passate edizioni resteranno al centro di questo incontro che prende ancora le mosse da Trieste. Ma sono diverse, ha annunciato Guido Vitale, direttore della redazione giornalistica dell’Unione e di Pagine Ebraiche, anche le novità che si aggiungono in questi giorni.
Condividere momenti di quotidianità fra colleghi senza mai per questo sacrificare il risultato professionale, ha spiegato Vitale, è sempre stata una terapia necessaria per ogni redazione giornalistica. Ma oggi si aggiungono importanti motivi a rafforzare questa esigenza. La contraddizione fra lo spirito tradizionale di Redazione aperta e l’esigenza di lavorare in questa stagione rigorosamente a porte chiuse è in realtà solo apparente. Resta infatti, e si fa sempre più forte, l’esigenza di impegnarsi per fare giornali capaci di raggiungere tutti senza escludere nessuno e di essere al tempo stesso una testimonianza di impegno ebraico e di fedeltà all’identità originaria che gli ebrei italiani si tramandano di generazione in generazione.
Le precauzioni sanitarie dettate dalla pandemia e dallo stato di emergenza hanno dimostrato improvvisamente anche a molte categorie di lavoratori che erano forse eccessivamente dipendenti da una concezione connessa alla mera presenza negli uffici, che esiste un’altra dimensione del lavoro, la possibilità di mettere l’accento sul risultato e non sul semplice computo delle ore di sosta dietro a una scrivania.
Ma anche i giornalisti che erano meglio preparati alla flessibilità e all’esigenza di garantire un risultato prescindendo dalla presenza in ufficio sono oggi chiamati a fare i conti con l’esigenza di recuperare e ravvivare la dimensione umana del lavoro, di sviluppare la capacità di relazione e di accettazione della dimensione altrui.
Si parlerà, per questo, molto di nuova organizzazione del lavoro e di mutazioni del marcato del lavoro, di quadro economico generale e in riferimento alla situazione delle istituzioni dell’ebraismo italiano, dell’utilizzo equilibrato delle nuove tecnologie e dell’esigenza di far maturare prodotti informatici che affianchino le testate giornalistiche tradizionali senza mai cadere nel degrado e nelle maglie degli scattisti che movimentano la compravendita di traffico falsificato sui social network. Ma si parlerà anche di futuro, di ambiente, di ricerca, di salute. E lo si farà lavorando in parallelo all’EuroScience Open Forum 2020 (Esof), il grande appuntamento che nelle prossime ore farà convergere su Trieste il meglio della ricerca scientifica internazionale. Doppia la modalità di fruizione degli appuntamenti in programma: in presenza e in virtuale. Gli eventi in presenza avranno luogo nel Porto Vecchio. E in particolare nei Magazzini 27 e 28 che sono il cuore del nuovo centro congressi polifunzionale che sarà inaugurato proprio nei giorni dell’Esof. Tra i protagonisti della manifestazione, alla cui cerimonia di chiusura interverrà tra gli altri anche il premier Giuseppe Conte, c’è la scienziata israeliana Ada Yonath. Nel 2009, assieme ai colleghi Thomas Arthur Steitz e Venkatraman Ramakrishnan, ha vinto il Premio Nobel per i suoi studi sulla struttura e sulla funzione dei ribosomi.
L’avvicinamento ad Esof è stato caratterizzato da alcuni appuntamenti tematici. Tra le altre una interessante conversazione su “Il valore della cultura incarnata nella coscienza ebraica”, su cui torneremo nei prossimi giorni, promossa dall’associazione E361, dalla Comunità ebraica triestina e dalla regione Friuli-Venezia Giulia.
Soprattutto ricerca, innovazione, salute e tutela ambientale, si ricorderà durante le giornate di Redazione Aperta, saranno i temi centrali dell’azione politica e sociale di domani, banco di prova per tutte le culture di minoranza, chiamate a offrire un proprio contributo originale di fronte a problemi globali per definizione che coinvolgono l’intera umanità. E saranno i temi su cui i giornalisti di domani sono chiamati a contraddistinguere il proprio impegno.
Una grande opportunità e una sfida enorme per tutti, ma in particolare per i giornalisti che vorranno raccontare la capacità di elaborare risposte nuove e coerenti con la propria identità, delle culture di minoranza, della democrazia israeliana e di tutti coloro che continuano a guardare verso il futuro.
(Nell’immagine: l’attesa per l’inaugurazione dell’EuroScience Open Forum 2020, con eventi che si svolgeranno sia in presenza che virtuale; in arrivo a Trieste, nel rigoroso rispetto delle regole, il meglio della ricerca scientifica internazionale)