Esof, le sfide della scienzain un mondo in emergenza
“Freedom for science, science for freedom”, lo slogan scelto per l’edizione dell’Esof2020, il più importante meeting scientifico europeo che prenderà il via ufficialmente il 2 settembre a Trieste con ospite, tra gli altri, la Premio Nobel israeliana alla Chimica Ada Yonath. “Abbiamo voluto fin da subito rimarcare l’importanza di una scienza priva di pregiudizi, di posizioni aprioristiche, che sia sempre curiosa e aperta a tutto. Una scienza che però è anche per la libertà, nell’accezione più generale di inclusione, che non guardi quindi alle differenze etniche, o religiose. – ha spiegato il presidente della Fondazione Esof Stefano Fantoni – Con l’avvento della pandemia l’evento ha però sicuramente acquistato un significato ulteriore: quello di comunicare il messaggio che la scienza che è presente nei momenti di crisi, pronta a dire la sua e a dare il suo contributo per la rinascita e per il miglioramento; è infatti importante ricordare che è anche grazie alla ricerca scientifica che le crisi possono essere foriere di miglioramento e innovazione”. Tanti gli appuntamenti in programma per i cinque giorni di manifestazione a cui prenderà parte anche la redazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, a Trieste per l’annuale appuntamento con il laboratorio giornalistico Redazione aperta. Tra gli eventi più attesi, la citata lezione con la scienziata israeliana Ada Yonath del Weizmann Institute. “Dalla scienza di base alla medicina avanzata”, il titolo dell’incontro in cui Yonath si soffermerà sul lavoro di ricerca legato allo sviluppo degli antibiotici. Di crisi sanitaria, educazione e città del futuro si parlerà invece nel confronto a cui prenderanno parte Haim Bibas, sindaco di Modi’in-Maccabim-Reut nonché presidente della Federazione delle autorità locali d’Israele, e Orna Mager, ideatrice del progetto Learning City in Israel. Al centro dell’incontro, alcune riflessioni su quali modelli di città universitarie perseguire e “spunti per il progressivo miglioramento delle azioni dei decisori politici volte allo sviluppo di una comunità inclusiva, prospera e basata sulla conoscenza”. A proposito di città da ripensare, l’architetto Massimiliano Fuksas sarà uno dei protagonisti della cinque giorni. E a Pagine Ebraiche aveva spiegato la sua visione dello spazio urbano post-pandemia, invocando tra l’altro “un piano Marshall per le case”. “L’ultimo ad avere fatto una cosa simile è stato Fanfani. Sono passati decenni ed è il momento di intervenire con la manutenzione degli edifici come punto di ripartenza, con la riconversione di strutture fatiscenti”. E senza aver paura di demolire e ricostruire. Inoltre l’architetto spiegava l’importanza di investire nelle periferie: “Dovremmo persino smettere di chiamarle così. Oramai la maggior parte delle persone vive nelle periferie e qui dobbiamo concentrarci per fornire servizi, buone scuole, strutture di formazione. Creiamo una città unica, più equa”. “Facciamolo, come abbiamo scritto al Presidente Mattarella, ripensando gli insediamenti umani e rendendoli più funzionali, contemporanei, innovativi e umani”.