Israele-Emirati, il volo della pace

Sul fronte internazionale, grande attenzione anche sui quotidiani italiani al volo che per la prima volta ha unito ufficialmente Israele ed Emirati Arabi Uniti nel segno dell’intesa per la normalizzazione dei rapporti tra i due paesi. Ieri infatti due delegazioni, una israeliana e una americana, sono partite da Tel Aviv con un aereo El Al per atterrare tre ore dopo ad Abu Dhabi. Un viaggio definito dal Premier israeliano Netanyahu come storico, a cui ha preso parte il genero e consigliere per il Medio Oriente del Presidente Usa Trump, Jared Kushner. “Dopo trenta minuti di volo, il capitano Becker annunciava che, per la prima volta, un aeromobile registrato in Israele sorvolava i cieli dell’Arabia Saudita grazie a una speciale autorizzazione concessa da Riad”, racconta La Stampa, sottolineando la decisione dei sauditi, che potrebbe essere il segno di ulteriori aperture nei confronti d’Israele. Intanto però si lavora con gli Emirati, con colloqui per aprire cooperazioni in diversi settori: aviazione civile, visti, finanza, innovazione, turismo, salute e cultura mentre per la sicurezza arriverà una delegazione specifica. “Se è vero che alla base del disgelo – scrive Repubblica – vi è l’interesse comune ad arginare le mire iraniane e turche sull’area, la percezione è che ci sia anche una sincera volontà di mutuo scambio a livello della società civile, a differenza di quanto accaduto con Egitto e Giordania, dove la ‘pace fredda’ è sempre rimasta sul piano degli interessi strategici nazionali”.

Una pace diversa. In merito alla normalizzazione dei rapporti tra Israele ed Emirati, il Corriere sottolinea parla di una “pace diversa soprattutto perché lo sceicco Mohammed bin Zayed Al Nahyan ha rinunciato a imporre la formula che le nazioni arabe consideravano intoccabile: la pace in cambio di terra, in sostanza il ritiro israeliano dai territori catturati nella Guerra dei sei giorni (1967) per permettere la nascita di uno Stato palestinese. Quello che Netanyahu avrebbe concesso passa attraverso Washington: il via libera alla vendita degli F-35 ad Abu Dhabi, gli israeliani non avevano mai derogato alla superiorità militare”. A proposito di concessioni del Premier israeliano, secondo il Giornale “Netanyahu ha pagato volentieri il prezzo della rinuncia alla sovranità sul 30% della zona C sperando prima di tutto nella pace oltre che con gli Emirati anche con gli altri che vorranno seguire (Bahrain e Oman, si desidera l’Arabia Saudita)”. Il riferimento è alla sospensione del piano di annessione annunciato da Netanyahu e fermato sulla base dell’intesa con gli Emirati. Questi ultimi l’hanno rivendicato come una vittoria lo stop all’annessione ma i palestinesi si sentono traditi ed emarginati. Intanto Kushner ha rilanciato la palla ai leader di Ramallah: “C’è una proposta che li aspetta, sta a loro decidere quando tornare al tavolo” (La Stampa) mentre a Gaza, dopo le nuove violenze, si è arrivati a una tregua con la mediazione del Qatar.

Virtuale e reale, una domenica di cultura ebraica. Ancora attenzione sui quotidiani italiani per la Giornata europea della cultura ebraica, che si svolgerà domenica 6 settembre in contemporanea in 32 Paesi e oltre 90 località italiane, dedicata quest’anno ai “Percorsi ebraici”. Il Messaggero riporta le parole della presidente UCEI Noemi Di Segni: “Il virus ci ha spinto a superare il concetto di territorialità. Abbiamo valorizzato il racconto telematico, rendendo visibili le iniziative fisiche organizzate nonostante le restrizioni. Si faranno visite alle sinagoghe e ai musei ebraici, passeggiate nei ghetti, biciclettate a Roma, Bologna e Ferrara, degustazioni di cibi kosher. Il tema del percorso è fondamentale, quello storico per eccellenza da e verso Israele, ma anche l’uscita dall’Egitto, la cacciata dalla Spagna, la diaspora, il pellegrinaggio verso Uman, in Ucraina, ora in crisi per l’impossibilità di viaggiare. Vogliamo far conoscere la nostra cultura, superando l’equazione ebraismo-Shoah. Città capofila è Roma, dove vive la più antica comunità della diaspora”. Sul programma della Capitale si concentra il dorso romano del Corriere della Sera, ricordando che “gli appuntamenti si svolgeranno al Palazzo della Cultura e anche al Pitigliani” e si terranno “visite guidate al Museo Ebraico, al Tempio Maggiore, al Tempio Spagnolo, al Tempio dei Giovani dell’isola Tiberina, all’Archivio storico e al quartiere ebraico”. Per vedere il programma completo si può visitare il sito www.ucei.it/giornatadellacultura.

Minaccia turca. Per il capo del Mossad Yossi Cohen, la “vera minaccia” per la sicurezza del Medio Oriente e di Israele oggi è la Turchia. Dai contatti con Hamas agli investimenti su Gerusalemme Est fino al finanziamento di moschee in Galilea, il presidente turco Erdogan cerca di aumentare la sua influenza inserendosi nelle pieghe della società palestinese e israeliana. Oltre a portare avanti una aggressiva azione militare in altre aree del Medio Oriente e del Nord Africa. Per rispondere all’avanzata turca, scrive Repubblica, Israele e alcuni Paesi arabi “sono convinti di poter impegnare le forze armate di Erdogan su più fronti curdi, come Siria e Iraq, per arrivare a sfiancarlo”. A proposito di curdi, Repubblica intervista Nechirvan Barzani, Presidente della Regione Autonoma del Kurdistan iracheno, per parlare della lotta a quello che resta dell’Isis ma anche di stabilità del Medio Oriente. Per Barzani l’accordo tra Gerusalemme e Abu Dhabi è “un passo coraggioso intrapreso dalla leadership degli Emirati Arabi Uniti e credo che porterà a una maggiore stabilità in Medio Oriente. Credo anche che creerà un ambiente favorevole per affrontare i diritti legittimi del popolo palestinese sulla base della soluzione dei due stati”.

Il nuovo premier libanese. Il Libano ha una nuova guida: Mustafa Adib, 48 anni, diplomatico di carriera, è il nuovo premier. Un tecnico considerato però un “peso piuma”, spiega il Corriere, e la cui nomina non è stata accolta positivamente dalla popolazione. Intanto in Libano torna il Presidente francese Emmanuel Macron che cerca di fare pressione per fare in modo che il paese faccia le riforme necessarie per rimettere in piedi l’economia (Sole 24 Ore).

Italiani brava gente. Sul Corriere Lorenzo Cremonesi presenta The “Jewish Question” in the Territories Occupied by Italians 1939-1943, volume curato da Giovanni Orsina e Andrea Ungari per i tipi dell’editore Viella che raccoglie gli atti di un convegno legato appunto alla condizione degli ebrei nelle zone occupate dall’Italia fascista tra il 1939 e il’43. Il volume contribuisce in parte, scrive Cremonesi, a smontare il mito degli “Italiani brava gente”: un mito che però è ancora presente. Traspare infatti nella recensione la tesi che Mussolini fosse un antisemita di comodo e che “fu la necessità di cementare l’alleanza con la Germania a condurlo in quella direzione”. La Verità, non nuovo a proporre tesi assolutorie del fascismo, si spinge oltre e arriva a sostenere che “il razzismo è un corpo estraneo a Mussolini e al suo pensiero, e posticcio, strumentale più che strutturale”.

Daniel Reichel