Antonietta Raphaël Mafai, una donazione
nel segno della Memoria
Domenica prossima alle 13.15, presso la Casina dei Vallati, avrà luogo a Roma lo svelamento della scultura “Le tre sorelle”, opera in bronzo della celebre artista lituana Antonietta Raphaël Mafai.
La scultura è stata donata alla Fondazione Museo della Shoah dalla figlia Giulia Mafai in ricordo delle bambine ebree mai più tornate dai campi di sterminio, in occasione della ventunesima Giornata Europea della Cultura Ebraica. L’iniziativa è resa possibile grazie alla collaborazione con la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, presso il cui Museo della Scuola Romana a Villa Torlonia la scultura è stata esposta in forma di comodato d’uso per molti anni.
Nel bronzo del 1936, già esposto alla Mostra Sindacale del Lazio dello stesso anno, l’artista ritrae le sue tre figlie in un momento di intimità: Myriam la più grande, di 10 anni, legge un libro ad alta voce e le sue sorelle Simona di 8 anni e Giulia di 6 la ascoltano attente. “Un gesto semplice e sereno, ripetuto chissà quante volte nelle case ebraiche”, commenta Giulia Mafai. “La storia potrebbe finire qui, invece il dramma è alle porte: nel 1938 vengono emanate le leggi razziste e in tutte le case ebraiche viene distrutta ogni certezza, ogni dolcezza, il sogno di un futuro. Al ricordo delle vite distrutte prima ancora di incominciare a vivere, alla memoria di tutto quello che poteva essere e che per crudeltà umana è stato distrutto poniamo questo ricordo”.
Nata a Kovno (Lituania) nel 1895 circa, ultima di undici figli, Antonietta Raphaël si trasferisce ancora piccola a Londra dopo la morte del padre, il Rabbino Simon. Qui studia musica, si diploma in pianoforte alla Royal Academy e apre una scuola di solfeggio nell’East End. Giunge a Roma nel 1924, frequenta i corsi all’Accademia di Belle Arti, inizia a dipingere e conosce Mario Mafai con cui inizia un intenso sodalizio artistico e da cui avrà tre figlie, Miriam (1926), Simona (1928) e Giulia (1930).
Definita dal critico d’arte Roberto Longhi la sorellina di latte di Chagall, la Raphaël fece patrimonio del ricco bagaglio di ritualità e suggestioni ebraiche, che lasciò emergere nella sua produzione artistica.
Tra il 1930 e il 1933 torna a Londra e frequenta lo studio dello scultore Epstein dove coltiva il desiderio di dedicarsi alla scultura. Nel 1938, in seguito all’alleanza italo-tedesca e ai ‘provvedimenti per la difesa della razza italiana’ i tempi si fanno cupi e la famiglia ripara in campagna e poi a Genova, in una casa procurata dagli amici e collezionisti Emilio Jesi e Alberto della Ragione. In questi anni la Raphaël vive appartata e lavora intensamente, mentre Mafai è richiamato alle armi fino alla fine del 1942. Nell’agosto del 1943, poco prima dell’occupazione nazista, la famiglia torna a Roma.
Alla fine degli anni ’40 per la Raphaël arrivano le prime mostre importanti: con Mafai alla Galleria Barbaroux nel 1947 e poi la Quadriennale di Roma nel 1948 e alla Biennale di Venezia nel 1948 e nel 1950, nel 1952 e nel 1954. Nel 1960 viene pubblicata la prima monografia e il Centro Culturale Olivetti le dedica un’antologica (39 dipinti e 13 sculture). Gli anni ’60 continuano ad essere anni di grande lavoro (ancora sculture e grandi dipinti dedicati a temi biblici come Il cantico dei cantici e Le lamentazioni di Giobbe), ma anche anni di dolore per la malattia e poi la morte di Mafai nel 1965. Prima del 1970 realizza la fusione di tutte le sue sculture. Incoraggiata da Giuseppe Appella si dedica con passione alla litografia mentre continua ad affrontare, con l’energia straordinaria che ha caratterizzato tutta la sua vita, le ultime due grandi tele, forse le più gioiose di tutte la sua produzione: Omaggio a Picasso e Grande Concerto sul Lago di Vico. Muore a Roma il 5 settembre 1975.