Il volo Tel Aviv-Abu Dhabi
Lunedì 31 agosto il primo volo diretto da Tel Aviv ad Abu Dhabi ha rappresentato la manifestazione più spettacolare dell’accordo di pace raggiunto tra lo Stato d’Israele e gli Emirati Arabi Uniti, con la regia degli Stati Uniti. Come è stato ripetuto più volte, l’evento era storico e come tale è stato registrato dagli organi di informazione di tutto il mondo, dai grandi network televisivi e dai grandi quotidiani d’informazione. E in Italia, come è stato comunicato un evento di questa importanza? In generale le reti televisive hanno dato il giusto rilievo all’evento, mentre sensibili differenze nelle modalità di comunicazione si sono riscontrate nei quotidiani.
Colpisce in particolare la differenza nella comunicazione da parte dei due maggiori quotidiani italiani, “Corriere della Sera” e “Repubblica”. Il quotidiano diretto da Maurizio Molinari dedica all’evento ben tre articoli che inquadrano l’accordo nel più generale scenario del Medio Oriente: alla puntuale cronaca dell’evento di Sharon Nizza (“Il primo storico volo tra Tel Aviv e Abu Dhabi. Tre ore verso la pace”) il quotidiano affianca un’analisi di Marco Ansaldo (“Ma ora Israele teme la Turchia: Erdogan il vero pericolo”), che evidenzia come l’equilibrio del Medio Oriente sia messo in pericolo, in questa fase storica, più che dall’Iran che attraversa un periodo di difficoltà, dall’espansionismo turco. Infine le due pagine dedicate al Medio Oriente sono completate da un intervista di Gianni Vernetti (che in passato era stato sottosegretario agli Esteri del governo Prodi) al presidente del Kurdistan iracheno (“Curdi alleati dell’Occidente presto un Medio Oriente stabile”) nella quale il leader curdo esprime il proprio favore verso l’accordo raggiunto tra Israele ed Emirati.
A fronte di questa ampia panoramica fornita da “Repubblica” come è stato presentato l’evento dall’altro grande quotidiano italiano, il “Corriere della Sera”? Il titolo del servizio di Davide Frattini (Dal Tel Aviv ad Abu Dhabi il volo della pace”) è simile a quello di “Repubblica” e la sua cronaca è, come quella di Sharon Nizza, puntuale. Ma l’articolo non solo resta isolato, ma viene pubblicato su una sola colonna, di fatto quasi invisibile, certamente in una posizione non adeguata all’importanza del fatto narrato.
Questo diverso trattamento significa che il “Corriere della Sera” è ostile all’accordo di pace e più sensibile a quelle voci che sottolineano che l’accordo costituisce una sorta di tradimento verso la causa palestinese? Sicuramente non è così e lo stesso contenuto dell’articolo lo testimonia. Entra piuttosto in gioco la diversa sensibilità dei due quotidiani (o, se si vuole, dei due direttori) verso la politica internazionale, la diversità tra chi non trascura certo la politica italiana, ma cerca di inserirla nel contesto internazionale e chi invece manifesta una maggiore attenzione verso le dinamiche dei partiti italiani rischiando con ciò di scivolare verso un atteggiamento fondamentalmente provinciale secondo il quale le beghe tra i partiti e i retroscena più o meno attendibili sono più attrattivi rispetto alle vicende internazionali.
Valentino Baldacci