Spuntino – Ipertesto

Uno degli aspetti straordinari della Torà, inesauribile fonte di studio, è che i Maestri la commentano e spiegano interagendo tra loro con nuove interpretazioni ed approfondimenti, indipendentemente dalla distanza che li separa nel tempo e nello spazio, come se fossero riuniti insieme, saltando da una fonte all’altra con disinvolta accuratezza. E tutto questo avviene molto prima dello sviluppo di ipertesti, motori di ricerca, videoconferenze e tante altre tecnologie che oggi, almeno in teoria, privilegiano l’apprendimento e la diffusione degli insegnamenti. Il brano di questa settimana, Ki Tavò, ci offre lo spunto per fare un esempio di questo fenomeno che, in gergo moderno, semplicisticamente, potremmo chiamare total learning (facendo l’eco al deep learning, un’applicazione dell’intelligenza artificiale). La parashà esordisce con la mitzvà dei “bikkurim” (=primizie) (Deut. 26:2), i primi frutti spuntati sugli alberi in terra d’Israele, che vanno portati in (un contenitore della dimensione di) un “tene” al Santuario in offerta per i sacerdoti. Secondo la Mishnà (Peà 1:1) questo é uno dei precetti per i quali la Torà non prevede una quota (“ein lahem shi’ur”). Nel Mishnei Torà il Rambam (vissuto 8-900 anni fa) stabilisce che bisogna offrire un sessantesimo del raccolto (Zra’yim, Hilkhot Bikkurim, 2:17) senza spiegare perché. Sei secoli dopo il Gaon di Vilna individua i seguenti tre passaggi che dimostrano la percentuale deliberata da Maimonide: 1) il commento del Bartenura (vissuto tre secoli dopo il Rambam) alla Mishnà (Kelim, 12:3) rivela che l’unità di misura del volume menzionata nel Testo a proposito dei bikkurim, il “tene,” equivale a tre “kab” cioé mezzo “seà;” 2) la Ghemarà (Ketubot 111b) riporta che quando verrà il Mashiach ogni albero (anche se non fruttifero) produrrà un quantitativo di frutta pari a due asine (“atòn”); 3) un altro trattato della Ghemarà (Baba Metziya 80b) sancisce che il volume di un carico trasportabile da un asino dovrebbe essere di quindici seà, precisando che l’animale si considera difettoso se cede al di sotto di questa soglia. Combinando queste tre fonti si può concludere che, siccome ogni albero dovrebbe produrre un carico di volume trasportabile da due asine e cioè trenta seà, un tene cioè mezzo seà corrisponde ad un sessantesimo della produzione.

Raphael Barki