Canoni di bellezza
Ma davvero si discute sul fatto che una modella sia bella o meno, e che possa rivestire tale ruolo? Credo che l’intento di Gucci, e forse anche quello di Armine Harutyunyan, fosse proprio quello di far parlare di sé. Così come contrastare o istituire nuovi canoni di bellezza. Sì, perché forse Armine in un remoto villaggio del Caucaso lontano dal progresso tecnologico e dalle sfilate di moda, potrebbe essere davvero un modello di bellezza a molti sconosciuto. Non credo nei “canoni estetici assodati da secoli” di cui parla Elena Loewenthal in un recente articolo sulla Stampa. O almeno che questi vi siano da secoli, bisognerebbe chiedersi piuttosto in quale luogo, se la prospettiva sia solo quella occidentale, che forse in un mondo globale è un po’ stantia. “Quella di arte non è un’idea universale, bensì una categoria culturale occidentale” scrisse l’antropologo James Clifford. L’idea di bellezza, non è dissimile da quella di arte, non esiste in sé ma ci sono “soggetti” e fruitori che la creano e poi la diffondono. In un interessante daf yomi sul Tablet il critico letterario Adam Kirsch concludeva che la “bellezza per una donna dell’era talmudica, significava una testa lunga, capelli fini e lisci, occhi spalancati, orecchie piccole, naso pieno, labbra sottili, pancia piatta e gambe strette.” e a volte per compensare la “bruttezza” di una donna bastava l’abbellimento con un “dente d’oro”. Forse oggi per far sì che un uomo o una donna vengano considerati “belli” può essere sufficiente una copertina su una rivista di moda.
Francesco Moises Bassano