Conoscere le origini
C’è un antico proverbio popolare, probabilmente di origine ebraica, che suona con le parole:
“Dimmi chi sono, non dirmi chi son stato”.
C’è gente che, avendo fatto carriera o essendosi improvvisamente arricchita per aver ereditato o per aver vinto al Super Enalotto, si vergogna o ha delle remore a ricordare il proprio passato.
La parashà di questa settimana, invece, si apre con un argomento che va sotto il nome di “viddui bikkurim”, che consiste in una sorta di confessione durante l’offerta delle primizie della terra di Israele.
“E avverrà, quando giungerai nella Terra che il Signore ti dà…” (Devarìm 26; 1 e segg.)
Dovrai offrire come dono al Signore, le primizie della terra. Al momento dell’offerta è doveroso raccontare l’inizio della storia del tuo popolo, ossia da quando Giacobbe si sottomise al servizio di Labano, suo zio, poi divenutogli suocero.
Secondo i chakhamim, questa storia è considerata ghnut – vergogna – disonore, perché narra la nostra origine vicina a un credente del culto pagano: Giacobbe (Israele) e Labano (culto pagano).
Ma, proprio per dimostrare la grandezza di un uomo o di un popolo che sia e narrarne le sue gesta e il suo onore, c’è bisogno di conoscerne le origini.
Quindi: “Per conoscere chi sono è bene sapere chi sono stato”.
Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna
(4 settembre 2020)