Usa, le incognite sul voto
Un nero incappucciato e soffocato dalla polizia a Rochester; un altro ucciso a Washington a colpi di fucile. Il candidato democratico alla Casa Bianca Biden che visita Kenosha, con lo scopo di “curare le ferite e riunificare il Paese”, mentre il presidente Trump avvia la pratica per togliere i finanziamenti federali alle città governate dall’opposizione, come New York e Los Angeles, accusandole di favorire le violenze degli anarchici. È il complesso quadro americano di queste ore tratteggiato dalla Stampa.
Criticità che inevitabilmente finiranno per ripercuotersi sul voto. Si tratta infatti di un’elezione, scrive il Corriere, che si annuncia ricca di “pericoli per la democrazia e la stabilità delle istituzioni”. Infiltrazione di potenze straniere, diffusione massiccia di fake news. Il livello di allarme, si legge, “è testimoniato anche dalla decisione senza precedenti delle grandi reti sociali – Facebook, Google (proprietaria, tra l’altro, di YouTube), Twitter e Reddit – di collaborare tra loro e con l’Fbi e le varie agenzie dei servizi segreti per fronteggiare tutte le possibili minacce all’integrità del processo elettorale”.
È Roma la città capofila della ventunesima edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica in programma domenica. Conclusa la manifestazione, il testimone passerà poi al festival Ebraica. Tra gli ospiti, è stato annunciato nelle scorse ore, lo scrittore israeliano David Grossman. Il via con Eshkol Nevo, la conclusione nel segno di Franca Valeri. Il tema di questa edizione è Happy Hands. “In un momento storico di crisi globale – sottolinea il Corriere Roma – la tredicesima edizione di Ebraica, festival internazionale di cultura promosso dalla Comunità ebraica di Roma, sceglie di fare da contrappunto e parlare di felicità”. Spiega Repubblica Roma: “Non solo letteratura ad Ebraica. Tra incontri in remoto ed altri in presenza, il Festival ideato e curato da Marco Panella, Ariela Piattelli e Raffaella Spizzichino spazia dal giornalismo alla filosofia, dalla fotografia alla street art, dal teatro ai fornelli”. Il programma è presentato anche sul Manifesto.
Repubblica Milano racconta il programma della Giornata milanese, che sarà anche caratterizzata da una riflessione del rav Jonathan Sacks. “Percorsi ebraici”, il tema di questa edizione, vedrà nel pomeriggio un focus sulla multietnicità comunitaria: “Un mosaico di culture, di lingue, di tradizioni e di storie lontane che si intersecano a Milano nel Dopoguerra. Una comunità ebraica che si struttura grazie alla presenza di persone che arrivano da diversi Paesi del mondo arabo e del medio oriente, luoghi remoti ed esotici dove gli ebrei erano radicati da millenni, ma da dove dovettero scappare per persecuzioni, roghi, eccidi”. A Milano l’avvio della Giornata coincide con quello del festival Jewish in the City. Protagonista Gioele Dix, con un intervento dal titolo ‘Ebrei erranti?’. Anticipa l’artista: “Il tema, ‘Percorsi ebraici’, permette di spaziare molto. Mi piaceva l’idea dell’erranza nella sua doppia accezione: vagare e sbagliare. Un po’ quello che farò io cercando un bandolo nel labirinto dell’identità ebraica”.
Nella sua rubrica Pietre su Repubblica, il giornalista Paolo Berizzi segnala la richiesta di archiviazione del pm di Milano per il caso del quadro sul Simonino del pittore Giovanni Gasparro (che era stato denunciato da Cdec e Associazione Giuristi Ebrei). “La raffigurazione artistica in questione – si legge nelle motivazioni – configura una legittima manifestazione del diritto di espressione dell’autore, in forma artistica, tutelato dalla Costituzione”.
In una grande intervista con il Venerdì l’attrice Sharon Stone ricorda il legame con l’ex presidente israeliano Shimon Peres: “Io – racconta – ho conosciuto bene Shimon Peres e ho fatto molte cose con lui in Israele. Mi ha insegnato una grande verità: il passato non si negozia perché ridiscuterlo non cambia né le nostre cellule, né la nostra storia, né la nostra memoria. Possiamo studiare quello che è successo, decidere di smettere di fare cose che non consideriamo più giuste, possiamo anche dire che una statua è offensiva per qualcuno, ma il futuro si costruisce solo a partire dal presente”.
Ancora il Venerdì racconta la storia dell’edificio del palazzo incompiuto che, a Gerusalemme Est, sarebbe dovuto essere la reggia di Hussein di Giordania. “Quello che più di tutto colpisce oggi – si legge – è come Israele abbia conservato lo scheletro del palazzo esattamente com’era nel 1967. Anche dopo gli accordi di pace fra Giordania e Israele, firmati negli anni 90, rimane inconcepibile che il figlio Abdallah II riprenda in mano quello che si è rivelato il più sfortunato degli investimenti immobiliari. Gli israeliani d’altronde non lo consentirebbero”.
L’Osservatore Romano si concentra sull’apertura dei cieli sauditi agli aerei israeliani. “L’aereo volato il 31 agosto tra Tel Aviv ed Abu Dhabi passando sopra l’Arabia Saudita – si sottolinea – non sarà più ricordato come un’eccezione diplomatica ma l’apripista della crescente distensione tra lo Stato israeliano e un parte del mondo arabo musulmano”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(4 settembre 2020)