Da Roma a Pitigliano,
tre video per raccontarsi

Per la Giornata Europea della Cultura Ebraica, che quest’anno ha avuto come tema “Percorsi Ebraici”, la Comunità ebraica di Roma ha offerto online un paio di video sulle vite di Eva Fischer ed Alberto Baumann.
Eva – cui ricorrono quest’anno i 100 anni dalla nascita – è stata una colonna portante dell’arte del ventesimo secolo. Fra le sue innumerevoli mostre personali, ha esposto anche allo Yad Vashem. Ha rappresentato la cultura comunitaria durante il famoso incontro presso la sinagoga di Roma con Giovanni Paolo II e ha creato, su consiglio di Marc Chagall, sei vetrate per il Museo Ebraico della Capitale. Il video che la riguarda ha per titolo “Le Strade dei Colori”.
Dopo essere tornato dalla guerra dei Sei giorni, nel 1967, Alberto lanciò l’idea di un giornale ebraico diverso dal solito. Nacque così il mensile Shalom. Baumann suggerì anche, visto il crescente antisemitismo non soltanto politico maturato dopo la guerra tra Israele ed i paesi arabi, di prendere delle adeguate misure e di creare una sicurezza interna da affiancare alle normali forze di polizia, poi chiamata LED (Lega Ebraica Difesa). Nel video “I Colori rubati da Alberto Baumann” c’è anche una bella testimonianza di Lia Levi, prima direttrice del mensile comunitario romano.
Questi due video raccontano dei cammini che indirizzarono Eva Fischer ed Alberto Baumann ad arrivare a Roma, congiungendo la loro arte, le emozioni, le loro storie personali. Due testimonianze per spiegare il detto “tutte le strade portano a Roma”.
I percorsi ebraici affrontati in questa Giornata racconta una storia plurimillenaria sopravvissuta a miriadi di soprusi, discriminazioni, ghetti, alla Shoah, anche grazie alla propria cultura e ferrea volontà di condivisione. Parte di quella, che sotto una particolare ottica potrebbe essere paragonata ad una “Resistenza”, ha partecipato intrinsecamente allo sviluppo di ogni luogo ove è stata accolta. Spesso si è trattato di veri itinerari lungo la vita di artisti, di comunicatori: dagli antichi cantastorie che ripercorsero la strada della fuga dalla Grande Inquisizione, raccontando e cantando quanto accaduto principalmente in una nuova lingua chiamata Yiddish, ai sogni romantici di Chagall o alle proteste pittoriche di Frida Kahlo.
Vicino alla Capitale, precisamente poco al di fuori dall’allora Stato Pontificio, esiste un borgo con una sua storia ebraica, tanto da essere chiamato La Piccola Gerusalemme. Si tratta di Pitigliano. La splendida sinagoga “cela” un mondo ebraico in estinzione, costituito dal Forno delle azzime, i locali del bagno rituale (Mikveh) e di dove si faceva la macellazione rituale. Vi è anche un ampia cantina dove si manteneva il vino e tanto altro ancora. Arroccata nel tufo, un’antica comunità è riuscita a vivere ed a condividere con la società esterna le proprie usanze. È stata accettata ed aiutata a tramandarsi nel corso dei secoli. Chi fuggiva trovava nella cittadella toscana accoglienza e rispetto. Un percorso obbligato dell’ebraismo italiano.
Si rimane incantati da Pitigliano. Anni or sono esisteva il Pitifest che era riuscito a far rivivere la presenza ebraica fuori dalle consuete sedi museali, poi lo scorrere del tempo non ha più dato credito a questa importante rassegna culturale. La presenza ebraica si sofferma oggi solo nella signora Elena Servi: suo figlio è l’ultimo ebreo nato lì. Elena, presidente dell’Associazione “La Piccola Gerusalemme”, legge nel video presente nella pagina Facebook un riassunto storico da lei scritto. Si tratta di un susseguirsi di emozioni e di ricordi. Con rammarico Elena teme che il seguito dell’ebraismo pitiglianese verrà tramandato solo nelle pagine dei libri. Si tratta dell’invito a creare dei nuovi percorsi per dare un seguito all’ebraismo locale, almeno nelle attenzioni che dovrebbero essere rivolte verso la sua storia. La storia non va calpestata o dimenticata, ma tramandata. Pitigliano è posto soave e rilassante dove ogni tanto bisognerebbe recarsi, se non altro per lasciare al di fuori le amarezze di questo mondo, attualmente parecchio strano. Per far questo c’è bisogno di aiuti morali e materiali. Il nome “La Piccola Gerusalemme” non è dovuto solo alla forte presenza ebraica del passato, ma a quell’aria magica che vi si respira, simile a quella della capitale di Israele.
È possibile vedere l’incontro con la signora Servi nel video ideato da Alan Davìd Baumann: Pitigliano Yerushalaim Haktana. Il video è stato presentato da Elena assieme allo stesso Baumann, presso la Sinagoga-Museo di Pitigliano.

Miriam Di Pasquale

(7 settembre 2020)