Oltremare – Semafori

Grazie al cielo non sono daltonica. E non so quanti daltonici ci siano in Israele, ma con il covid-19 poveri loro. Quando è finito il primo lockdown, il governo ha istituito subito il “tav sagol”, simbolo viola che certifica il rispetto delle norme di sicurezza negli esercizi pubblici (negozi, bar, ristoranti). Un colore che è tutto un programma: se il mondo è un grande teatro e noi siamo qui a recitare la nostra parte avrei scelto magari un verde speranza o un rosa di nuova primavera, e non proprio il viola, ma si sa, paese che vai e colore di scena sfortunato che trovi. Certo, il fatto che poi il governo abbia subito iniziato a fare impazzire gli esercenti con modifiche in alcuni casi quasi quotidiane delle direttive (20 posti a sedere dentro e 30 fuori, no, 10 dentro e 20 fuori, no anzi, un numero a caso fra 1 e mille a seconda della grandezza del locale) avrebbe dovuto allarmare qualcuno, ma il viola è rimasto. Non contenti, hanno aggiunto adesso una classificazione delle città e dei piccoli centri abitati secondo il metodo del “semaforo”. E anche qui, vivessimo in uno di quei paesi in cui il semaforo è o rosso o verde, pazienza. Ma si sono inventati un semaforo a quattro colori, anzi quasi cinque. Rosso per i centri ad alta infezione, per poi calare a arancione, giallo, verde, e inopinatamente han fatto sbucare dal cappello un inarrivabile bianco, forse pensato per città immaginarie in cui il covid-19 non è mai comparso. Nelle città israeliane reali, tutte più o meno infette, regna l’incertezza cromatica, anche perché la classificazione con semaforo anomalo può, e dovrebbe, cambiare ogni due settimane. Come studenti che devono migliorare il voto a ogni interrogazione per finire l’anno con una buona media, sindaci e capi circoscrizione devono puntare all’impossibile purezza del bianco per salvare la città o quartiere dalla spada di damocle del nuovo lockdown. Personalmente non li invidio, ma va detto che fino ad oggi non hanno fatto un gran bel lavoro, e infatti da stasera, salvo nuovi dietro front improvvisi (che ormai non si contano più) una quarantina di centri saranno in mezzo lockdown: coprifuoco dopo le sette di sera e niente scuola, fra le restrizioni. In attesa di nuove colorate iniziative dei nostri governanti, speriamo che intanto questa pezza del lockdown a metà ci faccia arrivare un filo meno pessimisti al nuovo anno, che inizia fra meno di due settimane e che per natura dovrebbe essere un momento di buoni propositi e ottimismo.

Daniela Fubini