DafDaf, sempre al fianco dei più piccoli Una lettura per crescere insieme
L’Italia ebraica riapre in questi giorni i battenti delle proprie scuole prima che l’insieme dei bambini italiani possa tornare sui banchi. Uno dei tanti segni dell’impegno delle istituzioni dell’ebraismo italiano per l’educazione e la tutela della gioventù. Ma non l’unico. Tenacemente presente in un panorama editoriale difficile e molto impoverito dalla crisi, il giornale ebraico dei bambini DafDaf ha continuato la propria marcia attraverso i mesi dell’isolamento e dell’allarme sanitario e torna oggi puntuale a rivolgersi a tutti i bambini italiani con un nuovo numero mirato a riallacciare i legami e gli insostituibili rapporti umani che servono a crescere.
Un tema centrale a Redazione aperta, il laboratorio giornalistico organizzato a Trieste dalla redazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ma anche a Torre Pellice nell’ambito di “Generazioni e rigenerazioni. Avere cura di persone, memorie e territori” – il programma di incontri, mostre, concerti, film e fumetti organizzato nei luoghi e nelle date del Sinodo nell’anno in cui il Sinodo non c’è. Qui per la prima volta è stato presentato il lavoro fatto da DafDaf durante i mesi in cui la pandemia ha costretto in casa i giovani lettori.
A Torre Pellice, nel cuore delle Valli Valdesi, una intera giornata è stata dedicata ai bambini e alle bambine: dopo mostre, laboratori e spettacoli il confronto fra le responsabili de “La Scuola domenicale”, “L’Amico dei fanciulli” e “DafDaf” – rispettivamente la pastora Ulrike Jourdan, Sara Tourn e la giornalista Ada Treves – è stato occasione per ripercorrere mesi in cui si è ripresentato in tutta la sua drammaticità un tema con cui la redazione del giornale ebraico dei bambini si è già più volte confrontata. Come parlare ai giovani lettori del dolore, della sofferenza, di situazioni drammatiche? Come affrontare ciò che non si può dire. Una questione che si ripresenta ogni anno nel momento in cui si mettono in lavorazione le pagine che saranno in mano ai giovani lettori in occasione del Giorno della Memoria, e che ha portato anche all’organizzazione di una tavola rotonda, nel contesto della Bologna Children’s Book Fair, la più grande fiera internazionale dedicata ai libri per bambini e ragazzi. “Raccontare l’indicibile” era il titolo con cui la redazione di DafDaf aveva scelto di presentare, al Caffè degli Autori, la sfida di raccontare ai bambini “ciò che non si deve dire”, con Anna Castagnoli, Nadia Terranova, Paolo Cesari e Luisa Valenti.
Quando la pandemia era ancora di là da essere ufficialmente pronunciata dall’OMS, a febbraio, la redazione ha iniziato ad affrontare l’argomento – in DafDaf 113 – semplicemente con una immagine, di Luisa Valenti. Nella copertina del numero di marzo ha iniziato a fare capolino qualche virione, fra semplici pallini neri e un uccellino azzurro, su un brillante sfondo giallo. Era un modo per dire “ci siamo, siamo consapevoli e non intendiamo fare finta di nulla”, ma data la situazione era ancora presto per affrontare di petto l’argomento e – ancora di più – per poterlo fare con la giusta consapevolezza.
Ma la situazione è rapidamente peggiorata e nel numero 114, in distribuzione ad aprile, è stata una illustrazione dell’autore berlinese Christian Badel a dire più esplicitamente quanto solo accennato il mese precedente: c’è un mostro tra noi, e minaccia la nostra allegria, la nostra vita. A Pinocchio invece – testo di Guido Vitale – il compito di raccontare ai bambini con un poco di ironia che la situazione era seria. “Non c’è niente da fare. Ci siamo cacciati in un guaio e adesso venirne fuori non sarà facile. I cosiddetti grandi, gli adulti insomma, devono stare chiusi in casa e non c’è modo di toglierseli dai piedi. Vanno in giro, fanno disordine, interrompono, si intromettono, giocano con i computer facendo finta di lavorare, mangiano in continuazione. E soprattutto telefonano. Fino a quando non li faranno uscire di nuovo non ci sono speranze di essere lasciati in pace”.
Ma a Sara Gomel, responsabile della rubrica di filosofia per bambini, è stato affidato il compito più difficile: spiegare perché la necessità di stare lontani, di trovare la giusta distanza. Come due porcospini, che non vogliono stare lontani ma non possono stare troppo vicini, per non farsi del male.
Col numero 115 era arrivato il momento di essere molto espliciti, e di provare ad aiutare bambini e bambine a confrontarsi con una realtà che diventava sempre più pesante. Grazie alla casa editrice Emme, EL, Einaudi ragazzi abbiamo potuto riprendere un libro – pubblicato originariamente dall’inglese Nosy Crow che con la preziosa collaborazione di autori esperti, consulenza scientifica di alto livello e le illustrazioni di Axel Sheffler – autore del Gruffalò – era pensato come un regalo speciale per tutti i piccoli lettori che si trovavano a vivere l’inedita esperienza della pandemia da coronavirus. Spiegazioni su cosa sia un coronavirus, su come si diffonde, e soprattutto come proteggersi, con testi chiari, semplici e le illustrazioni di un autore molto amato, erano il primo passaggio esplicito. E un secondo capitolo è stato possibile grazie a Le Ptit Libe, settimanale che deriva da Libération, quotidiano francese che i suoi lettori chiamano Libé. Un numero speciale, dedicato appunto al virus, che spiega con qualche dettaglio in più i meccanismi del contagio, e come sia il sapone il migliore alleato possibile. Con giugno e la riapertura era arrivata un poco di speranza, e la scelta – anche per festeggiare l’arrivo dell’estate alleggerendo le pagine di DafDaf (116)– è stata di mettere in copertina un grande quadrifoglio, sempre opera di Luisa Valenti, e di dedicare l’interno a proposte di attività manuali, con l’augurio di non dover più passare tante ore davanti agli schermi.
Ora, alla riapertura della scuola, è in distribuzione il numero 117, in cui oltre a un racconto di cosa è successo in Israele e delle parole di speranza del Presidente, Reuven Rivlin, l’accento (volutamente ambiguo in copertina) è su una coppia famosa, Marina Abramovich e Ulay, capace di dire al mondo intero quanto dipendiamo in maniera ineluttabile l’uno dall’altro. Con le loro performance hanno saputo mostrare che il legame che unisce gli esseri umani può essere potentissimo, e uno strumento grande di trasformazione.
Sapremo essere all’altezza, sapremo rispettarci, e guardare avanti con speranza, con fiducia, ma anche con quel rigore che sarà necessario per permettere a tutti noi di pensare con ottimismo al futuro?
La risposta, forse, può essere nel tentativo di un giornale per giovani lettori di prendere le cose “sul serio”, senza rinunciare a vedere al futuro con occhi bambini.