“Ripartiamo, con l’aiuto delle famiglie”

Con oltre duecento iscritti, a partire dal nido che ospita bambini dai nove mesi ai tre anni, sino al liceo il cui piano di studi comprende le materie previste dalla nuova riforma scolastica, arricchito però da un programma completo di Torah, e il cui diploma è riconosciuto dal Ministero dell’istruzione israeliano, la Scuola del Merkos è una realtà educativa ebraica più che consolidata. Accoglie i suoi allievi in un contesto che integra un rigoroso rispetto delle tradizioni con la normativa vigente e dove, in particolare, usi, costumi e sensibilità ebraica si coniugano con il rispetto delle altre culture.
Una delle prime scuole ad aprire, da ieri è già completamente operativa, grazie a un grande lavoro collettivo che ha richiesto – come in ogni scuola – impegno e molta pazienza. Determinazione, la gioia di ritrovarsi e una prevedibile preoccupazione sono accompagnate dalla speranza che tutti i genitori “cerchino di avere pazienza e guardino con rispetto e con un occhio di riguardo le persone che si prenderanno cura dei loro figli perché lo stanno facendo in una condizione atipica, inimmaginabile mesi fa”, ha dichiarato una delle morot nei giorni scorsi. “Chiunque pensi che sia facile, si sbaglia. – ha aggiunto – Chiunque pensi che siamo stati troppo a casa forse non ha idea di cosa ci sia dietro la riapertura di una struttura comunitaria, qualsiasi essa sia”. La gioia degli allievi però – evidente nonostante le mascherine – è capace di compensare qualsiasi fatica, e la soddisfazione per essere riusciti a riaprire.
Le regole, spiegate anche dai bambini stessi in un video della scuola che è stato molto condiviso sui social, sono più o meno le stesse che accompagnano in queste ore tutti coloro che sono già potuti tornare nelle scuole. Unica differenza, a ogni allievo viene misurata la temperatura all’ingresso in aula, contrariamente a quanto succede altrove. I percorsi sono segnati chiaramente, e all’ingresso non ci si può fermare a chiacchierare, bisogna proseguire direttamente verso la propria classe. E – tranne che per i più piccoli – non ci si può far accompagnare dentro la scuola.
Quando si entra ed esce dalle classi bisogna sempre ricordarsi di igienizzare le mani, e la mascherina si può togliere solo al posto. Sono abitudini spesso già acquisite anche dai più piccoli, mentre più difficile probabilmente sarà non fare il gesto spontaneo di chiedere il materiale mancante ai compagni: le richieste vanno fatte solo agli insegnanti. Diversa anche la gestione degli intervalli: al mattino si resta in classe, e per uscire bisognerà aspettare la pausa del pomeriggio, quando finalmente sarà possibile andare in giardino. Ma i giochi di squadra restano vietati, è compito delle maestre proporre attività che non facciano troppo sentire le limitazioni agli allievi. Una situazione inimmaginabile solo pochi mesi addietro, che richiede un impegno quotidiano, e la necessità di ripensare mille piccoli gesti spontanei, di reinventarsi.
Non è facile, certo, ma per tutti la cosa più importante è ritrovarsi e poter guardare avanti. Insieme.

Ada Treves