Lo scontro rientrato

Con le ultime dichiarazioni apparse sui media sembra fortunatamente rientrato lo scontro fra il commissario per il governo israeliano alla lotta al coronavirus, l’ormai celeberrimo Ronnie Gamzo, e il Rosh HaYeshiva, rav Haim Kanievsky, tra le massime autorità haredim in Israele. Dico fortunatamente perché lo scontro scienza/religione non è certo inedito nella storia, ma, a veder bene, appartiene più al passato e presente di altre tradizioni che quella ebraica. Come noto uno dei criteri a cui un bet din deve attenersi per sentenziare è il parere scientifico. Va però detto che le polemiche con le comunità più osservanti sono una costante in Israele dagli esordi di questa pandemia. Tutti ricordiamo i raduni non autorizzati durante le festività precedenti e, in occasione della cosiddetta prima ondata, bastava dare un’occhiata alla mappa del contagio per vedere come si concentrasse fra le comunità più religiose. Ma se, per tradizione, il conflitto non è con la scienza come possiamo interpretare queste polemiche che lacerano ulteriormente una società già molto polarizzata? Se proprio dobbiamo inquadrarle in una dialettica, più che scienza/religione, ci sembra più appropriata quella fra tradizione e innovazione. Dialettica che attraversa tutta la storia ebraica, che, come noto, è un po’ la storia di un ossimoro. Se è vero che la vita ebraica è scandita da una ritualità anche capillare, lo è altrettanto che l’etica ebraica è definita da movimenti di distacco. Dal lech lechà di Bereshit 12 fino alla yietziat mitzraim.
Certo, quando la tradizione diventa dogma insensibile ad ogni evidenza razionale sembra di sentire più etica ebraica nelle parole di un dottor Gamzo, piuttosto che in alcune Yeshivot. Ma non è il caso di Rav Kanievsky, fortunatamente.

Davide Assael

(9 settembre 2020)