Il segno e l’eredità
di un grande ebreo italiano

È un’Italia più povera quella senza Amos Luzzatto, scomparso ieri all’età di 92 anni. Molte voci, sui quotidiani, raccontano la sua vita, il suo impegno in campo ebraico, la lotta contro ogni forma di odio e pregiudizio.
Sottolinea Simonetta Della Seta (Repubblica): “Medico chirurgo, biblista, studioso, mediatore, instancabile sostenitore dei giovani e appassionato presidente degli ebrei italiani dal 1998 al 2006. Figura insostituibile di ebreo laico che però praticava lo studio in ebraico degli antichi testi, che citava la Torah e il Talmud, che si sentiva a casa in un kibbutz religioso di Israele come in una riunione di partigiani italiani”.
Scrive Elena Loewenthal (La Stampa): “Amos Luzzatto ne ha viste tante, in vita sua: è proprio come ogni ebreo nato in Europa nella prima metà del Novecento, che si è trovato a conoscere l’emarginazione, la persecuzione, l’ingiustizia e l’odio. Per lui questa esperienza di vita si è tramutata ed è sempre rimasta un impegno civile irrinunciabile”.
Così Donatella Di Cesare (Corriere della sera): “Un appassionato illuminista che riponeva una profonda fiducia nella scienza e nella ragione. Questo non gli impedì di dialogare con le altre religioni, di aprirsi al confronto con il mondo cristiano”.
Il Corriere del Veneto segnala, oltre alla reazione dell’ebraismo italiano e veneziano, le parole di un’intervista con Pagine Ebraiche riproposta ieri nel nostro notiziario speciale: “Rappresentare politicamente gli ebrei italiani – spiegava Luzzatto – ha significato per me difendere e valorizzare l’Intesa con lo Stato. Ma anche dare significato al nostro essere minoranza, e con altre minoranze offrire concretezza al pluralismo democratico”.
Amos Luzzatto è ricordato, tra i vari quotidiani, anche da Avvenire e Il Foglio.

Liliana Segre compie oggi 90 anni. In una intervista con La Stampa racconta: “Devo accettare questa realtà, 90 anni sono un numero pazzesco: non ci avrei mai scommesso. E sa cosa succede? Che tutti mi parlano dei loro parenti, delle età raggiunte, di novantenni molto attivi. Ed è vero, anche a questa età ci si può sentire utili, lucidi. Certo dopo il lockdown, i contagi, i lutti, francamente ne ho risentito. È stato un anno difficile, come per tutti”.
Tra i vari temi, si parla anche dell’uccisione a Colleferro del 21enne Willy Monteiro Duarte. Dice la Testimone e senatrice a vita: “Il pestaggio di quel ragazzino non solo mi ha colpito, ma mi ha suscitato tormenti e ricordi terribili. L’ho trovata una barbarie assoluta. Vorrei fare mie le parole della presidente della nostra comunità, Noemi Di Segni, che ha scritto un messaggio bellissimo”.
L’anniversario è celebrato anche su Corriere (“Novanta anni di giustizia e diritti”) e Manifesto (“Testimone del passato e del presente”). Mentre Repubblica annuncia la sua partecipazione a uno speciale sul ritorno a scuola di milioni di studenti italiani, in programma domenica sera su La7.

Impressionanti le immagini del rogo del campo profughi di Moira, il più grande d’Europa. Racconta Repubblica: “Per far divampare le fiamme è bastato poco. Qualcuno però giura di essere stato testimone di azioni di militanti locali di estrema destra. Nessuno dimentica che sull’isola a questo posto, fin dalla sua nascita nel 2013, viene attribuita la responsabilità del crollo del turismo”.

“Se l’odio diventa una malattia”. È il titolo di una riflessione di Walter Veltroni, pubblicata dal Corriere e ispirata ai fatti di Colleferro ed alcune reazioni che sono seguite. L’ex segretario PD segnala come per l’Italia il razzismo non sia un tema nuovo, ricordando in particolare gli anni dell’antisemitismo fascista. “Si cominciò con le parole dell’odio – scrive – e si finì ad Auschwitz”.

Su Avvenire si raccontano i primi giorni di “coprifuoco limitato” in Israele. Una misura d’emergenza presa per contrastare il Covid, che sta facendo registrare numeri sempre più impressionanti (oltre 3400 i casi accertati nella sola giornata di lunedì). “La ragione di questo incremento esponenziale – si legge – è stata attribuita, soprattutto, alla tendenza, tipica degli ebrei ultraortodossi e degli arabi, di aggregarsi per pregare, per celebrare matrimoni e funerali, superando di gran lunga i numeri previsti dalle restrizioni”. Il coprifuoco, viene spiegato, va così a coprire in particolare “le aree in cui sono insediate le due comunità”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(10 settembre 2020)