L’ultimo saluto ad Amos Luzzatto
“È stato il Morè di tutti noi”
È usanza a Venezia, per l’ultimo saluto, scortare la salma di chi ci ha lasciato in Campo del Ghetto. Farle fare un ultimo “giro”, renderle un ultimo pubblico omaggio nel luogo che da cinque secoli è il cuore della vita ebraica in Laguna. Prima spazio di costrizione e poi di rinascita. Ma sempre, anche nelle condizioni più avverse, straordinario laboratorio di produzione culturale e di proiezione universale dei plurimillenari valori ebraici.
Un impegno che è stata la cifra dell’intera esistenza di Amos Luzzatto. A testimoniarlo la folla che si è oggi ritrovata, con grande commozione e compostezza, in quegli spazi. E l’ha poi accompagnato ad onorare un’altra tradizione tipica della Venezia ebraica: la sosta davanti a quella che è stata la sinagoga di “famiglia”. Nel caso di Luzzatto, la Scola Grande Tedesca. La più antica del complesso delle cinque sinagoghe del Ghetto, fondata all’inizio del Cinquecento dagli ebrei di origine ashkenazita.
In piazza, a scortare il feretro, rappresentanti delle istituzioni, leader di comunità religiose, tanti comuni cittadini. Tra la folla il sindaco Luigi Brugnaro e il sottosegretario Pier Paolo Baretta.
A ricordare l’indimenticabile segno lanciato da Luzzatto nella sua lunga vita e nei suoi anni di impegno in campo ebraico che lo videro anche alla presidenza dell’UCEI dal 1998 al 2006 sono stati poi il presidente della Comunità ebraica locale Paolo Gnignati; il rav Roberto Della Rocca, direttore del Dipartimento Educazione e Cultura dell’Unione e già rabbino capo di Venezia; la presidente UCEI Noemi Di Segni.
Amos Luzzatto sarà ora sepolto nel cimitero ebraico di Padova, città con cui ebbe un profondissimo legame che deriva anche dalla sua storia familiare e dai molti straordinari personaggi che la popolano. Dal bisavolo Samuel David Luzzatto, il celebre Shadal, al nonno materno Dante Lattes.
Di seguito l’intervento della presidente Di Segni:
Signora Laura, Alisa, Gadi e Michele, autorità e amici
sono qui assieme a tutte le comunità ebraiche italiane per accompagnare il professor Amos Luzzatto nella sua ultima strada. Tutti “presenti” a questo momento di saluto e commiato. Esattamente con le stese parole che usa la Bibbia che lui tanto amava e studiava – siamo tutti Nizavim, dai presidenti, ai forestieri, dall’artigiano al giudice, tutto un popolo raccolto ora e qui. Tutti presenti, chiamati, venuti, per testimoniare quanto ha donato e fatto nella sua vita, quel che è stato fatto per le persone e per le istituzioni che lo hanno visto parte inseparabile di sé. Un Morè, un Maestro. Direi che si tratta del termine più alto che possa esistere nell’ebraismo per riconoscere ad una persona la capacità di guidare, di unire, di ascoltare, di trasmettere e insegnare ad essere ebrei e cittadini di una Italia ricostruita e una Europa unita. Di sfidare, di essere coerente ed essere da esempio. Stiamo qui salutando il nostro Maestro riconoscendogli ancora una volta, ma non sarà l’ultima, le qualità umane, morali, relazionali e quelle intellettuali e culturali. Spessore e capacità rare che oggi con la sua scomparsa lasceranno smarrito un popolo intero.
Noemi Di Segni, Presidente UCEI
(10 settembre 2020)