Riaprire la scuola, tra fini e mezzi

La scuola riapre, con indicazioni nazionali e soluzioni in parte eterogenee da luogo a luogo.
Forse sarà ripresa una discussione seria sui contenuti curricolari e sulle modifiche necessarie, in ragione di quanto emerso come carente nel sistema educativo nazionale. In poche parole, appare oggi necessario ripensare le nostra società e la nostra democrazia.
Torna alla mente la distinzione operata da J. Dewey (1858-1952) tra fini e mezzi. Lo studioso statunitense definiva i fini come “mezzi procedurali”, ovvero come risorsa necessaria per agire con modalità coerenti rispetto a ciò che si vuole raggiungere. Parallelamente definiva i mezzi come “fini in vista”, ovvero come strumenti guidati dalla prefigurazione dell’obiettivo da raggiungere.
Il pensiero di Dewey sarebbe arrivato in Italia solo nel secondo dopoguerra, con l’apertura di un dibattito indispensabile nel nostro Paese, dopo il fascismo, le leggi razziste e la guerra civile. Una società e a un paese democratico, sosteneva il filosofo e pedagogista, sono l’esito di una volontà che va costantemente alimentata e sostenuta: forse è questa l’esigenza che si pone oggi e che deve costituire l’asse di un sistema educativo da rinnovare nel nostro Paese.

Saul Meghnagi

(9 settembre 2020)