Beitar, da club “senza arabi”
a una possibile proprietà di Abu Dhabi

La notizia ha del clamoroso. Tra i tanti effetti che l’accordo tra Israele ed Emirati Arabi Uniti potrebbe sortire c’è anche il cambio di proprietà di uno dei club più importanti ma anche più discussi del calcio israeliano. Un facoltoso imprenditore di Abu Dhabi, di cui non è stata ancora resa nota l’identità ma che ha già rilasciato alcune dichiarazioni ai media locali, sarebbe infatti interessato all’acquisto del Beitar Gerusalemme. “Un accordo è possibile” ha detto l’uomo, la cui proposta è stata veicolata da un membro della famiglia reale.
Per il club capitolino, costretto da anni a confrontarsi con la violenza e il razzismo anti-arabo di una parte significativa del proprio tifo organizzato, si tratterebbe di una svolta storica. Una possibilità che sembra quasi fantascienza, se si pensa all’orgoglio esibito dai membri de La Familia, l’ala più estrema dei supporter del Beitar, di essere l’unica squadra del campionato a non aver mai avuto un giocatore arabo tra le proprie fila. Sono gli stessi che nel 2008 offendevano dagli spalti Maometto o che nel 2012 si opponevano all’acquisto di due calciatori ceceni perché “colpevoli” di essere musulmani. Proteste in curva che in molti casi sono dilagate in gravissime violenze pubbliche. Un clima denunciato come intollerabile anche dal più autorevole tifoso del Beitar: il presidente d’Israele Reuven Rivlin.
Si prospetta adesso un incredibile cambio di passo. Un’ipotesi sorprendente, che dovrà però vincere molti ostacoli. L’attuale proprietario, Moshe Hogeg, si dice comunque fiducioso: “Se ci sarà uno spirito di tolleranza, potremo creare un’atmosfera di pura amicizia”.

(13 settembre 2020)