Israele torna in lockdown

Israele di nuovo in lockdown, a partire da venerdì e per almeno tre settimane. Un blocco che va quindi a coprire le prime festività del nuovo anno ebraico alle porte. A dare l’annuncio al Paese, il primo al mondo in cui si torna ad imporre questo genere di misura, è stato il premier Benjamin Netanyahu. “Una decisione – scrive La Stampa – che ha visto un duro scontro all’interno dell’esecutivo che, prima ancora che cominciasse la votazione, ha registrato le dimissioni dell’attuale ministro all’edilizia”. Si tratta di Yaakov Litzman, “già contestato ministro della sanità”. Una mossa dalle ripercussioni significative: il suo partito, ha infatti annunciato, potrebbe abbandonare la coalizione che sostiene il Primo ministro.
In Italia invece l’attenzione è tutta sull’attesa riapertura delle scuole, tra voglia di normalità e preoccupazione per come il sistema reagirà all’impatto. “Scuola, la prova più difficile”, si legge sulla prima pagina del Corriere. “Scuola, partenza in salita”, titola invece Repubblica.
“Rivolgo un augurio a studenti, insegnanti, personale scolastico. Sarà un momento di intensa emozione. È un’emozione – ha detto ieri il premier Giuseppe Conte – che vivrò anche io da capo di un governo che si è impegnato per il ritorno in sicurezza, ma anche da padre”.

“Conosco neonazisti che fanno i poliziotti. Solo nel mio gruppo lo sono diventati tre, immaginatevi quanti possano essere”. È la denuncia di Frank Meeink, 45 anni, che è stato tra i più importanti leader neo-nazi d’America e oggi ha scelto una strada diversa, di pubblica testimonianza per mettere in guardia contro i pericoli del suprematismo. Ne parla Repubblica, segnalando la sua proposta anti-violenza: “Devono mettere un mucchio di ex nazisti come me ad analizzare biografie e dati dei poliziotti. Saremmo in grado di riconoscerli e indicarli”.

Di America parla anche Angelo Panebianco. Il noto politologo, in un intervento sul Corriere, fa un bilancio dei quattro anni di presidenza Trump. Tra gli elementi positivi segnala alcune scelte operate in Medio Oriente che hanno per protagonista Israele: dalla normalizzazione dei rapporti con alcuni Paesi arabi al trasferimento dell’ambasciata Usa a Gerusalemme. “Se vogliamo dare a Trump quel che è di Trump – scrive Panebianco – dobbiamo riconoscere che questi aspetti della sua politica mediorientale sono positivi, non meritano il disprezzo che riservano loro molti suoi avversari. Bisogna anche sperare che un’eventuale Amministrazione Biden non si faccia condizionare dagli umori anti-israeliani dell’ala più a sinistra del Partito democratico e non operi per bloccare questi sviluppi”.

Furio Colombo, sul Fatto Quotidiano, presenta la biografia che Ugo Pacifici Noja e Andrea Pettini hanno dedicato ad Angelo Donati, diplomatico modenese e della Repubblica di San Marino il cui ruolo fu salvifico per il salvataggio di migliaia di ebrei nella parte di Francia sotto occupazione italiana.
Scrive Colombo a proposito del libro, pubblicato da Mursia: “Angelo Donati, che si riconosce ebreo senza assimilazioni e abbandoni, ma altrettanto fermamente italiano di risorse e prestigio e dunque responsabile, come altri grandi italiani del suo ceto, del presente e futuro di questo Paese, diventa per i due autori del libro una straordinario punto di riferimento per offrire al lettore un testo che, pur con rigore storico e accademico, racconta un romanzo finora non narrato”.

L’inchiesta sui fondi della Lega resta tra i temi più dibattuti in Italia. A contestare l’azione dei magistrati è Il Giornale, che parla di “strana indagine nata senza reati da una lite condominiale”. La lite cui si fa riferimento riguarda il palazzo milanese in cui ha sede il partito e ha origine dalla lettera scritta nel febbraio del 2018 da un residente che sostiene l’inopportunità di questa collocazione “per ragioni di sicurezza e di ordine pubblico, tenuto conto altresì di residenti di religione ebraica nello stabile e nell’area circostante, dove è collocata anche una scuola ebraica e una sinagoga”.

Sempre il Giornale pubblica il testo di un lettore sul dittatore nazista Adolf Hitler e i suoi rapporti con il socialismo. Il lettore scrive che “insistere sulle tendenze socialisteggianti di Hitler” gli pare eccessivo. E poi aggiunge, in un passaggio che sembra scritto negli Anni Trenta del secolo scorso e che non ha incontrato (fatto gravissimo) la censura della redazione: “Hitler era un avversario dei capitalisti di razza ebraica e certamente deprecava il fatto che dal 1820 fino al 1935 nei territori germanici i capitali appartenessero per metà agli ebrei pur costituendo essi una minoranza nel territorio”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(14 settembre 2020)