Roma ebraica, ritorno a scuola
tra emozione e prevenzione

Portico d’Ottavia, prime ore del mattino. Una vitalità prorompente anima il quartiere. Mancava da troppo tempo quell’allegro vociare di bambini e adolescenti nell’aria. Un vuoto finalmente colmato con l’apertura della scuola ebraica, uno degli elementi vitali di “Piazza”. Dopo le scuole ebraiche di Torino, Milano e Trieste, che hanno già aperto negli scorsi giorni, anche a Roma è arrivato il grande giorno. Gioia e anche un po’ di commozione sul volto di molti. Degli studenti, così come dei loro genitori, nonni e accompagnatori.
Suona la campanella, finalmente si entra. Accesso ordinato, composto, ma comunque gioioso. E soprattutto nel segno della prevenzione, grazie ai circa 800 test sierologici effettuati all’interno dell’istituto agli alunni delle classi elementari, medie e del liceo. Un test volontario, ma che ha avuto il consenso della quasi totalità delle famiglie. Si tratta del cosiddetto “pungidito”, quello che in pochi minuti dà un esito. 
L’esigenza di questo impegno è stata manifestata dalla dirigenza della Comunità ebraica, che ha deciso di procedere in questa direzione insieme all’Ospedale israelitico e alla sezione romana dell’Associazione Medica Ebraica. Già negli scorsi giorni, in un messaggio congiunto firmato dalla presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello e dal rabbino capo rav Riccardo Di Segni, si invitavano tutti gli iscritti a sottoporsi a una campagna di test sierologici in vista dei molti appuntamenti alle porte: dalla ripartenza delle scuole alla celebrazione dei moadim in sinagoga. All’Ame il compito di coordinare lo sforzo odierno.
“Un impegno davvero considerevole, per il quale ringrazio tutti coloro che si sono messi a disposizione. Oltre una ventina di professionisti, che hanno donato qualche ora per la salute e la sicurezza di tutti. La massiccia partecipazione ai test si è rivelata un grande successo”, sottolinea il presidente dell’Ame Roma Fabio Gaj.
Tra i medici in campo anche Guido Coen, Consigliere UCEI e membro attivo dell’Ame: “Oggi – spiega – è stata una giornata davvero speciale. Per alcuni di noi caratterizzata anche dall’emozione di fare un test al proprio figlio o nipote”. 

(14 settembre 2020)