Nuovo machazor e siddur per bambini,
la sfida di guardare al futuro

Si è tenuta nel giardino del Tempio di Firenze, alla presenza di diversi convenuti, la presentazione del nuovo machazor di Rosh HaShanà curato da rav Amedeo Spagnoletto secondo il minhag fiorentino e del siddur sefardita per i bambini del Talmud Torà curato da rav Gadi Piperno. Entrambi i volumi sono editi da Morashà. Proprio il rabbino capo della Comunità fiorentina, rav Piperno, ha sottolineato la vivacità editoriale che negli ultimi anni ha ruotato intorno alla Comunità – di cui fa parte anche il machazor di Kippùr pubblicato un anno fa sotto la curatela del suo predecessore, rav Spagnoletto. Dell’importanza di pubblicare libri di tefillot e della loro varietà e ricchezza ha poi discusso il rabbino di Livorno, rav Avraham Dayan, che in un excursus sulla pluralità di tradizioni anche in seno a comunità sefardite vicine come Firenze e Livorno, ha ricordato come ogni rabbino che arrivi in una nuova Comunità apporti qualcosa della propria yeshivah e fornisca un contributo alla tradizione locale. Tradizione poi trasmessa di generazione in generazione nei secoli, con l’uso di regalare siddurim e libri di tefillà in occasione del Bar Mitzvà o ancora prima, nell’infanzia, quando un bambino si avvicina alle preghiere e allo studio. E i libri per bambini come quello appena curato da rav Piperno, ha ricordato rav Dayan, devono necessariamente essere diversi da quelli per gli adulti, catturare la loro attenzione, incuriosirli attraverso immagini, caratteri tipografici più grandi e chiari, una carta o una copertina confortevoli: come dire che il testo è fondamentale ma, perché un bambino si leghi al proprio siddur, bisogna trovare delle strategie comunicative oltre al testo. Ha concluso l’incontro rav Spagnoletto, curatore anche del machazor di Rosh HaShanà, il quale a proposito di ricordo e di responsabilità trasmessi di padre in figlio ha parlato di zehut avot, i meriti dei padri – che speriamo ci aiutino a far diminuire i nostri demeriti, perché anche le maledizioni di cui è infarcita parashat Bechuccothài sono inframmezzate da una speranza: “Io ricorderò il Mio patto con Giacobbe, e anche il Mio patto con Isacco e anche il Mio patto con Abramo ricorderò (Vaikrà 26, 42). Che ci sia di conforto in questo periodo dell’anno.

Sara Valentina Di Palma

(16 settembre 2020)