“Anziani, una ricchezza da valorizzare”
“I mesi del Covid hanno fatto emergere la necessità di un profondo ripensamento”.
È la consapevolezza che ha portato il ministro della Salute Roberto Speranza a dar vita a una commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria alla fascia di popolazione più anziana che avrà l’incarico di supportare, in questo ambito, l’azione del governo. Presieduto da monsignor Vincenzo Paglia, gran cancelliere del Pontificio Istituto Teologico per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia, il gruppo di lavoro è composto da varie personalità del mondo scientifico e culturale. Tra loro spicca il nome di Edith Bruck, 88 anni, scrittrice e poetessa scampata in gioventù all’orrore di Auschwitz e di altri campi di sterminio. “Mi ha molto colpito questa nomina. Non ho soluzioni pronte, non sono esperta di burocrazia e di leggi. Darò il mio massimo facendo quel che mi riesce meglio: stimolare a pensare, portando anche un pezzo della mia esperienza”, racconta Edith a Pagine Ebraiche. Per l’intellettuale ebrea, ungherese di nascita ma italiana d’adozione, si tratta di “un tema di drammatica attualità, emerso con particolare evidenza in quest’ultimo periodo. Un problema che ha origine dal modo distorto in cui si guarda all’anziano nella società moderna. Non più una ricchezza, ma un peso. Qualcosa di ingombrante di cui liberarsi”. Aggiunge Bruck, condividendo le sue impressioni di questo difficile periodo: “Osservo con rammarico una società in cui anziani e giovani non si parlano. Una società in cui dei primi non importa ormai quasi a nessuno. Quante persone sono morte lontano dalle loro famiglie, parcheggiate in strutture dalle quali, una volta entrati, non si esce più”. È, insiste Bruck, soprattutto un problema di paradigma culturale. “L’amore non si può imporre con un decreto. Bisogna quindi agire con il ministero, ma anche e soprattutto con le famiglie. Investire risorse perché qualcosa cambi davvero”. Per Bruck non c’è atto più gratificante del prendersi cura di chi è più fragile: “Ogni giorno – afferma – è come se si assistesse a una rinascita”. Un tema che lei stessa ha spesso elaborato nelle sue poesie e nei suoi libri. Come quelli dedicati al marito Nelo Risi, cui è stata al fianco in ogni giorno della sua lunga, straziante malattia. “Un atto d’amore, un atto per la vita”.