Vuoti da colmare
Sembra d’un tratto di essere stati paracadutati in un mondo parallelo, speculare ma opposto. Oppure opposto proprio perché speculare. Un mondo in cui un presidente degli Stati Uniti come Trump, l’erede di Woodrow Wilson, si presenta alle Nazioni Unite dichiarandosi orgoglioso del suo «America first», approfittando del pulpito per lanciare anatemi e condanne. Dall’altra parte, sempre nel mondo parallelo, vediamo il segretario del Partito Popolare Cinese, al secolo Xi Jinping, proporsi come garante della pace mondiale e dei valori di cooperazione internazionale. Ora, non sfugge a nessuno che Trump sia in costante ricerca di capri espiatori per coprire il suo disastro epocale nel contrasto alla pandemia, almeno quanto Xi approfitti di ogni occasione (vedi distribuzione mascherine e personale medico) per lavarsi di dosso la macchia di untore del mondo, ma davvero ci si chiede quale rotta seguano gli Stati Uniti. Chiunque capisce che ogni passo indietro da accordi e istituzioni internazionali lascerà un vuoto che la Cina aspetta solo di colmare, impossessandosi di un luogo che era stato progettato a misura di Occidente. Ogni giudizio è sospeso fino all’elezione di novembre, ma davvero l’Occidente tutto può essere legato ai destini personali di Trump?
Davide Assael