Porta Pia, una memoria riconquistata
nel segno del capitano Segre
“In memoria del capitano Giacomo Segre che il 20 settembre del 1870 con il preciso fuoco dei suoi pezzi della quinta batteria del nono reggimento di artiglieria aprì la breccia da cui irruppero i fanti e i bersaglieri per acquisire Roma alla patria”.
È quanto si legge su una targa apposta da qualche giorno in via Nomentana al civico 133. Siamo nei luoghi della breccia di Porta Pia, l’azione militare che avrebbe innescato il crollo dello Stato pontificio e l’inizio di una nuova era politica. Un traguardo che per gli ebrei romani avrebbe anche significato la fine del ghetto e l’acquisizione di libertà e diritti negati per secoli.
Si tratta di un’eredità su cui l’Italia è apparsa spesso distratta. A colmare il vuoto ci ha pensato, con questa iniziativa molto partecipata anche sul piano istituzionale, con la presenza tra gli altri della sindaca Virginia Raggi, l’Associazione Nazionale Artiglieri d’Italia. Merito in particolare del generale di divisione Vero Fazio, profondo conoscitore delle vicende militari e dei meriti acquisiti in questo campo dagli esponenti della famiglia Segre. Giacomo, l’uomo di Porta Pia. E suo figlio Roberto, che quasi 50 anni dopo sarebbe stato al comando dell’artiglieria della sesta armata del regio esercito durante la celeberrima “battaglia del Solstizio”. E cioè lo scontro decisivo per le sorti del conflitto.
Di padre in figlio, un passaggio di testimone tra i più significativi per ricordare il contributo offerto dagli ebrei italiani al Risorgimento prima e al consolidamento dello Stato unitario in seguito. Un lungo appassionato impegno poi disconosciuto, come noto, dal tradimento delle Leggi razziste che il fascismo avrebbe promulgato nel 1938.
Lo svelamento della targa è stata anche l’occasione per puntualizzare alcuni concetti. Intanto, spiega Fazio, “per correggere l’idea veicolata da una certa iconografia che a Roma ci siano stati solo i bersaglieri; senza nulla togliere a questo glorioso corpo, i meriti vanno suddivisi anche con gli altri reggimenti”. A partire dall’artiglieria, “cui si deve la rottura materiale della cinta muraria” e “l’apertura del varco da cui irruppero le truppe di fanteria e i bersaglieri”.
E in questo ambito, oltre a ricordare chi perse la vita per “questo sublime scopo”, così si legge sulla targa, per fare giustizia di quello che appare al generale un modo distorto di rapportarsi con il ruolo del principale protagonista di quell’azione. “Quando si parla di Segre – contesta Fazio – si è soliti liquidare la questione di Porta Pia in un certo modo: tale compito, si racconta, gli spettò perché in quanto ebreo non sarebbe stato soggetto alla scomunica del papa. Si tratta però di un’affermazione fuorviante. Segre fu scelto innanzitutto per le sue competenze militari. Dire o scrivere altro da ciò significa perpetuare un grave torto nei suoi confronti”.
A svelare la targa Emanuel Segre Amar, presidente del Gruppo Sionistico Piemontese e discendente del capitano Segre. Qualche giorno prima della cerimonia romana aveva animato un convegno storico a Saluzzo, città natia del suo avo, per riflettere su Porta Pia ma anche sulla partecipazione ebraica alle sorti dell’Italia unitaria. Nel 1870, come nel 1918. Anche a queste più recenti vicende, strettamente legate alle prime, è andata la sua attenzione.
“Se non ci fosse stato il generale Roberto Segre – ha infatti sottolineato alla vigilia del convegno – gli austriaci, invece di accusare il colpo dall’Italia, sarebbero usciti vittoriosi: questo perché Roberto Segre sapeva a che ora gli austriaci avrebbero attaccato. Con queste informazioni, a fatica, convinse gli altri generali che bisognava attaccare prima, quando le forze nemiche erano tutte concentrate in un punto solo per il loro assalto finale”. Quindici minuti prima dell’attacco austriaco iniziò così il bombardamento dell’artiglieria italiana, “convinta appunto dal Segre ad anticipare l’attacco”. Un’intuizione vincente: preso di sprovvista, l’esercito nemico si diede alla fuga. Ancora una volta, un ebreo saluzzese aveva lasciato il suo segno nella Storia.
(Nelle immagini, dall’alto in basso, la targa apposta nell’anniversario della breccia di Porta Pia; il generale Vero Fazio in visita nelle scorse ore assieme alla presidente UCEI Noemi Di Segni; il generale assieme a Emanuel Segre Amar, discendente del capitano Segre)
(25 settembre 2020)