Geshem

Tra poco, alla fine dei Mo’adim autunnali, cesseremo di ringraziare il Signore per la rugiada, e Lo ringrazieremo perché “masciv ha-ruach, umorid hagheshem” cioè, fai soffiare il vento e fai scendere la pioggia. Evidentemente gli antichi avevano compreso che la promessa del Signore di far scendere la pioggia a suo tempo (Ekev, Deut.11,14) si realizzava grazie al vento che spirava (e spira tuttora) da occidente caricando l’aria di umidità, durante l’attraversamento del Mediterraneo, e scaricandola, come benefica pioggia, sui monti di Samaria e della Giudea.
L’agricoltura di Israele si esercita e si sviluppa grazie a queste piogge. Sostanzialmente nulla è cambiato da millenni, ma la tecnologia è progredita molto. Innanzitutto quali sono i problemi che deve affrontare l’agricoltore moderno? E quali sono gli errori in cui può incorrere?
Se ha dimenticato di arare un appezzamento di terreno, o di mietere o falciare qualche parte dei suoi campi l’errore è facilmente rilevabile e prontamente correggibile. Diverso è il caso della semina, delle concimazioni o delle irrorazioni. Ha seminato tutto il campo oppure , dopo un’interruzione delle operazioni ha ripreso il lavoro in un punto sbagliato, trascurando la semina o l’irrorazione di una striscia più o meno larga? Inoltre quando si irriga è bene distribuire l’acqua in modo uniforme per avere una crescita uniforme della coltura. Ma qui l’errore potrebbe non dipendere da inaccuratezza dell’agricoltore, ma da una difformità del terreno. Se il sottosuolo del campo non è uniforme, una parte del campo può “restare a secco” prima della rimanente, ma come accorgesene? Finora l’unico sistema era piazzare sul campo dei sensori che registrassero la situazione, prima che a registrare la carenza fossero le piante coltivate, mostrando segni di deperimento, con conseguenze deleterie sul raccolto. Ma i sensori anche se preziosi per le informazioni che forniscono all’agricoltore hanno un una sensibilità limitata a poco più di 2 mq e sono un ingombro per le lavorazioni: prima di eseguirle devono essere spostati o protetti per evitare che vengano travolti e distrutti dalle macchine operatrici il che su estensioni ampie diventa complesso ed oneroso; in aggiunta richiedono una specifica manutenzione, che, su estensioni ampie, rende il loro impiego assai costoso. In aggiunta la loro precisione diviene discutibile quando si utilizzino su campi di grande estensione, perché l’uniformità del terreno non è assicurata e la validità dei dati acquisiti con il sensore, se è estesa arbitrariamente al di fuori del suo raggio di sensibilità, rende i dati acquisiti poco attendibili, con il doppio rischio di irrigazioni non sufficientemente precise per le necessità dei vegetali e l’inconveniente di sprecare acqua (risorsa sempre scarsa) in modo non appropriato alle necessità fisiologiche.
La combinazione di diverse tecnologie nuove ha permesso al dottor Offer Rozenstein del Volcani Center di creare e sviluppare un servizio basato su cloud, per fornire ai coltivatori raccomandazioni sull’irrigazione basate su dati di osservazione satellitari della terra, senza sensori collocati sul terreno.
Il Volcani Center è il braccio della ricerca del Ministero dell’Agricoltura di Israele. La sede centrale è a Bet Dagan, pochi chilometri a oriente di Tel Aviv, ma ha anche molte sedi distaccate e specializzate nei vari ambienti di Israele, che pur essendo un paese piccolo ha una varietà impensabile di situazioni climatiche: dalle aree semi temperate della Galilea e del Golan, alle zone caldo umide a clima subtropicale dell’alta Valle del Giordano. La piana costiera gode di un clima mediterraneo caldo, non molto diverso da quello di tante zone costiere italiane. Più a sud, invece il clima diventa arido e desertico. In ognuna di queste aree ci sono realtà sperimentali emanazione del Volcani Institute che studiano il miglior modo di fare agricoltura in quello specifico ambiente, ma sono sempre strettamente collegati al Centro dell’Istituto Volcani, che fornisce loro anche supporto tecnico e scientifico.
Il sistema del cloud, sopra accennato, permette di superare gli inconvenienti esposti in precedenza e, per esempio permette di prendere una corretta decisione di irrigare, con una risoluzione spaziale di 10 m che fotografa la variabilità del campo. Sembra assurdo, che un’osservazione satellitare effettuata da centinaia di kilometri possa essere più accurata di un’osservazione “sul campo”.Viceversa è stato dimostrato che la raccomandazione sull’irrigazione via satellite è molto vicina alla precisione del sensore, con il vantaggio di poter osservare il 100% del campo, e di farlo mantenendo un regime di irrigazione uniforme, sull’intera superficie del campo, prevenendo le malattie e realizzando grandi risparmi di acqua e di soldi. Non solo ma lo stesso sistema è in grado di effettuare a terra controlli che perfino con la presenza sul luogo sarebbero più aleatori ed imprecisi. Per esempio la verifica della regolarità di tutte le irrorazioni (antiparassitari, diserbanti ecc.) da satellite è più facile e precisa rispetto ad un controllo “de visu” sul campo. Infatti installando sensori su trattori e irroratori si consente la visibilità di ciò che sta realmente accadendo sul campo. Tenere traccia di errori come la selezione del lotto sbagliato, la velocità sbagliata, il salto delle corsie di nebulizzazione. Una qualsiasi di queste azioni sbagliate, se rilevate immediatamente, fanno risparmiare all’agricoltore molti soldi . In sostanza il sistema pone in collegamento l’agricoltore con il campo. Non solo, ma per certi trattamenti (come i diserbanti) che devono essere accuratamente ben localizzati (e limitati alla zona interessata) il sistema è in grado di fornire e immagazzinare (in memoria) dati per evitare errori e derive (di nebulizzazione) indesiderati. La gestione dei campi diventa in tempo reale con la continua presenza e soprattutto utilizzazione di tutti i dati della coltivazione senza necessità di lunghe (e magari imprecise) ricerche di archivio. Sagi Pinkas, un membro del Kibbutz Ma’apilim (=immigranti ebrei illegali ai tempi del Mandato Britannico) ha raccolto le idee del ricercatore Rozenstein e le ha applicate ad un’impresa commerciale la Geshem. Il nome dell’impresa, come abbiamo visto all’inizio è evocativo: in ebraico significa pioggia. Ma l’azienda va ben al di là della pioggia: fornisce agli agricoltori tutti i dati per una moderna gestione integrata della coltivazione, quella che con un nome avveniristico viene definita “agricoltura di precisione”. Siamo ben lontani dal sistema del vecchio contadino che al mattino presto, dopo la prima mungitura delle vacche, si affaccia alla porta della stalla e annusando l’aria e osserva il cielo e formula le previsioni del tempo. Qui dal cielo scendono tutti i dati, di “ archivio” e di previsione per la più efficiente gestione dei campi. Cielo e terra riuniti per creare il miglior prodotto. Sembra quasi di leggere certe pagine della Torà, ma questa volta in chiave elettronica.
Il sistema è così interessante che la Geshem ha esportato l’applicazione del metodo inventato dal Volcani Center in Sud Africa e in Zambia dove è stato applicato con successo sia su coltivazioni di cotone che su colture di pomodori da industria
Dal cielo dunque scende la….Geshem (che non è esattamente la pioggia per cui tra poco gli ebrei pregheranno), ma tutta una serie di informazioni che renderanno la produzione migliore, più facile e più efficiente.

Roberto Jona, agronomo