“Iran, la sfida più importante”

“L’Iran è certamente la sfida più importante per la Aiea. Adesso è come se i nostri ispettori fossero riusciti a riaccendere la luce in quel Paese. Possiamo tornare a controllare il loro programma nucleare”.
È quanto afferma il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica Rafael Grossi. Reduce da una missione a Teheran dove ha incontrato sia Rouhani che il ministro Zarif, il diplomatico argentino, intervistato da Repubblica, elenca alcune violazioni compiute dal regime ma si dice anche ottimista su una maggior collaborazione rispetto al passato.
“Ho ripetuto chiaramente – afferma – che gli obblighi della Aiea non possono essere rispettati à la carte, un Paese non può rispondere ‘ti faccio ispezionare questo sito, ma non ti faccio vedere quest’altro’. Credo che l’Iran abbia capito che la posizione non era difendibile”.

In visita a Roma, con un’agenda ricca di incontri, Armin Laschet, probabile successore di Angela Merkel alla guida dell’Unione Cristiano Democratica e quindi potenziale prossimo cancelliere di Germania, concede una intervista al Corriere. Si parla anche di migranti. Sostiene al riguardo Laschet: “C’è bisogno di un consenso, non si può costringere nessuno a maggioranza ad accettare i rifugiati. Ma i migranti che arrivano a Lesbo o a Lampedusa arrivano in Europa. Quindi occorre una risposta europea. E una responsabilità comune”. Ciò significa, aggiunge Laschet, “che l’Ue deve aiutare nella protezione delle frontiere, nella registrazione dei profughi, nella distribuzione solidale”.

Parla di temi affini Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia e da qualche ora anche presidente dei Conservatori e riformisti europei. In una intervista con La Stampa l’esponente di destra esprime il proprio consenso per il veto della Polonia alla revisione del Trattato di Dublino. “Dublino – afferma – è un finto problema, si occupa dei profughi, ossia il 10% del totale dei migranti. La Polonia dice: tutti insieme difendiamo i confini ma se voi siete il buco nella rete è un vostro problema. Ha ragione”. Insiste Meloni: “La soluzione non è la soluzione dell’Italia ma neppure dell’Europa, io propongo da sempre il blocco navale e poi distinguiamo tra rifugiati e immigrati clandestini”.

Su Repubblica lo scrittore e giornalista Meir Ouziel, editorialista di Maariv, racconta come Israele sta vivendo, nel pieno del suo secondo lockdown, l’inizio del nuovo anno ebraico.
Ouziel descrive un Paese alla prova con molte sfide e tensioni. L’intervento si chiude con un interrogativo: “Il nuovo anno ebraico si apre mentre i laboratori di tutto il mondo lavorano al vaccino per il Covid. In Israele l’Istituto biologico di Ness Ziona ha iniziato la sperimentazione sugli esseri umani. Sarà forse la scienza a fornire la speranza di una nuova unità per il Paese?”.

Avvenire, in un articolo di cronaca, si sofferma su un dato inquietante: “Per la prima volta Israele ha superato gli Stati Uniti per numero di morti pro-capite a causa del Covid”. Il tasso di mortalità nello Stato ebraico nell’ultima settimana è stato di 3,5 per milione di abitanti. Mentre quello degli Usa è stato 2,2.

Sul Foglio è recensito “Libia ebraica”, volume curato da Jacques Roumani, David Meghnagi e Judith Roumani e pubblicato dall’editore Salomone Belforte: “Un libro collettaneo, la raccolta di varie testimonianze e immagini fotografiche di un mondo millenario, oggi cancellato per sempre”.

A Battipaglia rievocazione dello sbarco alleato con tanto di trasmissione di un comizio di Hitler cui avrebbero preso parte alcuni gruppi neonazisti. Una vicenda inquietante, raccontata da Nico Pirozzi sul Quotidiano del Sud

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(30 settembre 2020)