Vito Levi, il concerto ritrovato
Giornalista ma anche raffinato musicista oltre che professore al conservatorio e all’Università di Trieste, Vito Levi (1899-2002) fu allontanato dalla professione per effetto delle leggi razziste. Una violenza ricordata pubblicamente lo scorso 18 settembre, nell’82esimo anniversario del loro annuncio in Piazza Unità d’Italia, da Assostampa Friuli-Venezia Giulia e Ordine regionale dei giornalisti che lo hanno reinserito “ad honorem” negli albi insieme agli altri ebrei triestini estromessi dal fascismo.
Un’altra iniziativa mette in questi giorni al centro il suo contributo. Stavolta su un piano squisitamente artistico. Si tratta di un cd che ripercorre il segno lasciato da alcuni musicisti “degenerati”, l’orribile aggettivo coniato dal nazifascismo per le vittime della persecuzione artistica, con l’obiettivo di valorizzarne e riscoprirne il talento. Il cd, prodotto da Tactus, è uno degli esiti dell’intenso lavoro svolto in questi anni, in questo specifico ambito, dal Festival Viktor Ullmann e dal suo direttore Davide Casali.
All’interno numerosi inediti. Tra cui un concerto per violino e orchestra scritto da Levi nel ’37, dedicato alla moglie e destinato al Teatro Verdi. Nel cd protagonisti anche altri colleghi di pregio che il regime cercò di cancellare. Ad essere eseguite, sotto la direzione di Casali, una Piccola Suite per flauto e Orchestra di Leone Sinigaglia, la Pavana di Aldo Finzi, un “notturno” per archi di Kurt Sonnenfeld.
(30 settembre 2020)