Il dossier di Pagine Ebraiche
Gli Usa e i valori da tutelare
Che America sarà dopo il voto di novembre? E che America sarà senza Ruth Bader Ginsburg alla Corte Suprema? Cosa resterà del suo impegno, delle sue appassionati battaglie per i diritti e le libertà di tutti?
Domande che si intrecciano in queste ultime settimane di campagna elettorale. Joe Biden appare il favorito per la vittoria, almeno così dicono i sondaggi. Guai però a sottovalutare Donald Trump e le sue capacità di rimonta già rivelatesi nel clamoroso exploit di quattro anni fa. Una competizione che, anche stavolta, si riverbererà ben oltre i confini nazionali.
Si vota a Washington, Detroit, New Orleans. Ma, come sempre accade quando la più antica democrazia al mondo va alle urne per designare chi la guiderà e rappresenterà, gli effetti saranno globali.
Nel dossier “Gli Usa verso le elezioni” su Pagine Ebraiche di ottobre abbiamo cercato di cogliere alcuni segnali e alcune tendenze su quel che sta accadendo. Anche guardando all’interno del mondo ebraico e focalizzandoci su alcuni temi caldi che animano il confronto a molti livelli: dal Medio Oriente in trasformazione anche per effetto delle scelte operate dalla Casa Bianca alle istanze per uguaglianza, giustizia e rispetto innescate, in molte piazze, dall’uccisione di George Floyd.
Al centro anche il tema delle minoranze e il loro contributo al bene comune incarnato, come poche altre figure, da Bader Ginsburg. Il solenne omaggio tributatole, fino all’ultimo saluto al Campidoglio, rappresenta qualcosa di unico nella storia del Paese. Un “american dream” tra i più iconici anche nell’immaginario popolare.
Valori, sogni e speranze che sono il patrimonio comune di molte generazioni e che il nuovo presidente, chiunque verrà designato, sarà chiamato a non tradire. Serve, come ci ricorda il filosofo Michael Walzer in una intervista, una nuova stagione di rispetto e tutela del pluralismo. Un campo in cui l’ebraismo sembra avere molto da dire e dare. Sottolinea infatti Walzer: “La cultura della denuncia, del ripudio, dell’ostracismo mi preoccupano. Una persona fa un errore e subito tutti gli vanno contro in modo brutale. Credo che il principio ebraico per cui ‘Le une e le altre sono parole del Dio vivente’ sia l’alternativa. Penso che i nostri rabbini siano stati tra i primi a riconoscere che sì le decisioni halakhiche (secondo la Legge ebraica) devono essere registrate ma con esse anche la posizione della minoranza”. “Oggi – prosegue l’intellettuale, punto di riferimento dell’area liberal – in tutte le Corti supreme delle democrazie mondiali abbiamo la sentenza decisa a maggioranza e la posizione contraria della minoranza. Forse come ebrei siamo stati i primi a introdurre questo concetto. I Maestri ci ricordano che la minoranza potrebbe sempre avere ragione”.
(1 ottobre 2020)