Trump e Melania positivi al Covid
“Quarantena e cure immediate”

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e la moglie Melania sono positivi al Covid-19. A comunicarlo è stato, con un tweet, lo stesso Trump. “Questa notte io e Melania siamo risultati positivi al Covid-19. Cominceremo il nostro processo di quarantena e cure immediatamente. Supereremo tutto questo insieme”, ha scritto. “L’annuncio – riporta il Corriere – arriva a poche ore dal primo dibattito televisivo con lo sfidante democratico, Joe Biden, e immediatamente dopo il risultato positivo del test di Hope Hicks, una delle più strette consigliere di Trump, che aveva con lui partecipato alle ultime trasferte”.

Dalla Cina a Israele, Pompeo e la politica estera Usa. “Italia insieme agli Usa contro gli atti predatori del regime cinese”; gli Accordi di Abramo in Medio Oriente “devono essere sostenuti dall’Europa” ed “aspettano i palestinesi”; in Libia “Russia e Turchia devono fare un passo indietro”. Sono alcuni dei passaggi dell’intervista rilasciata dal segretario di Stato Usa Mike Pompeo al direttore di Repubblica Maurizio Molinari. Oltre ai rapporti tra Italia e Cina (e con il Vaticano, dopo lo scontro sull’accordo che la Santa Sede rinnoverà comunque con Pechino), nel colloquio molto spazio alla situazione del Medio Oriente e agli accordi tra Israele, Emirati e Bahrein, che Pompeo definisce storici e che gli europei devono sostenere. “In precedenza la teoria era che fino a quando il problema palestinese non fosse stato risolto nulla di buono sarebbe potuto avvenire in Medio Oriente. Vi sarebbero stati solo fuoco e fiamme. Ad esempio, spostare l’ambasciata americana a Gerusalemme avrebbe innescato la Terza Guerra Mondiale. Il presidente Trump ha dimostrato che tutto ciò era profondamente errato perché si può rispettare il popolo palestinese ed al contempo creare un nuovo sistema di sicurezza e stabilità in Medio Oriente capace di giovare a tutti, palestinesi inclusi. – l’analisi di Pompeo – Speriamo che i leader del popolo palestinese si uniranno a noi, accettando di far parte di questo processo e iniziando a impegnarsi in seri negoziati con Israele. Non ci si può limitare a tirare bottiglie molotov, bisogna impegnarsi nella diplomazia. È così che si sviluppano relazioni pacifiche”.

Israele, lockdown almeno fino al 14 ottobre. II governo israeliano ha approvato una misura per estendere la chiusura del paese, imposta a partire dal 18 settembre, fino al 14 ottobre. È passata anche una misura per limitare le manifestazioni nel raggio di chilometro dalla propria abitazione. “Un passo, questo, che secondo i critici mira a reprimere i cortei contro il premier Benjamin Netanyahu”, scrive il quotidiano cattolico Avvenire, aggiungendo che “ieri gli israeliani hanno reagito con un migliaio di ‘miniproteste’ in tutto il Paese, in regola con i nuovi provvedimenti”.

Israele-Libano, accordi commerciali sul gas. “Israele e Libano terranno contatti diretti, con la mediazione americana, per i confini delle acque commerciali tra le due nazioni. Il nostro obiettivo è mettere fine alle divergenze sulla questione per aiutare lo sviluppo delle risorse naturali a beneficio dei popoli della regione”, è quanto dichiara il ministro israeliano dell’Energia Yuval Steinitz in riferimento a un significativo dialogo con il Libano, paese con cui Israele è formalmente in Stato di guerra, in merito in particolare ai giacimenti di gas. “La questione è da anni legata allo sfruttamento di alcuni giacimenti contesi di gas naturale al largo delle coste israeliane e libanesi. – spiega il Sole 24 Ore – Le acque davanti a Israele, ma anche nel sud del Libano, nascondono ricchissimi giacimenti di gas. Ma se Israele li ha già messi in produzione, divenendo un esportatore di energia per la prima volta nella sua storia, il Libano è molto in ritardo”. Il dialogo mediato con Israele servirebbe a far recuperare il ritardo e a stabilizzare il paese in questo momento di profonda crisi.

Harari e la storia umana. Nei prossimi giorni esce in Italia per Bompiani La nascita dell’umanità, il primo di quattro volumi del graphic novel tratto da Sapiens. Da animali a dèi dello storico israeliano Yuval Harari, protagonista di un’ampia intervista sul Venerdì di Repubblica. Diversi i temi toccati, tra cui la politica israeliana e l’accordo di normalizzazione dei rapporti siglato da Gerusalemme con Bahrein ed Emirati Arabi Uniti. “Con gli Emirati non c’è mai stata la guerra, che senso ha parlare di pace? Il nostro conflitto è con i palestinesi. – il commento molto critico di Harari – Ho l’impressione che Israele stia abbandonandola soluzione a due Stati per sposarne una a tre classi nello stesso stato. Fra il fiume Giordano e il mare vivono ebrei israeliani con pieni diritti, arabo-israeliani con qualche diritto, e palestinesi senza diritti”.

Festival e bds. Dopo la decisione del Municipio II di Roma di patrocinare il “Falastin-Festival della Palestina” e le critiche della Comunità ebraica della capitale per la partecipazione del movimento Bds, Lucrezia Colmayer, assessora alla Cultura e alla Memoria del Municipio, ha rassegnato le dimissioni in polemica con la presidente Francesca Del Bello. “Ho scritto personalmente alla presidente Del Bello per chiedere il ritiro del patrocinio, da cui mi dissocio e non ho nemmeno ricevuto risposta”, le parole di Colmayer riportate dal Messaggero Roma.

L’antiparlamentarismo. Su Repubblica il giurista Luciano Violante riflette sul significato di democrazia rappresentativa, sul ruolo del parlamento e sulle voci che vorrebbero cancellarlo. “L’ultima incursione antiparlamentare è stata di Beppe Grillo. Non ha nulla di moderno perché l’antiparlamentarismo é vecchio quanto i parlamenti; ma segnala un problema che esiste e diventa ogni giorno più grave”. Per Violante “La risposta è nel rinvigorimento della rappresentanza attraverso la riforma del Parlamento, la sfiducia costruttiva, un tendenziale accorpamento delle elezioni, una legge elettorale che dia ai cittadini la possibilità di scegliere chi li rappresenterà[…]. Se non saremo capaci di rinvigorire la democrazia rappresentativa, dietro l’angolo non ci sarà la democrazia diretta; non è mai accaduto. Ci saranno invece nuove, inedite forme di autoritarismo, nell’immediato difficilmente decifrabili”.

Segnalibro. “Mi sono rassegnata al mio essere straniera ovunque e al contempo sentirmi più a casa nell’italiano che in qualsiasi altra lingua, così come mi sento a casa con le persone cui voglio bene e nei luoghi che amo”, così Helena Janeczek, raccontandosi in un’intervista a Left, che ricorda come la scrittrice sia “figlia di genitori polacchi di origini ebraiche, nata a Monaco di Baviera ma da molti anni residente in Italia a Gallarate”.

Ritorno in classe tra le polemiche. Il ministero dell’Istruzione ha disposto accertamenti sul reintegro, da parte dell’Ufficio scolastico regionale della Toscana alla scuola media Mazzanti di Firenze della professoressa che fu sollevata dall’insegnamento dopo alcune frasi dette in classe sul conto della senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah. “Liliana Segre non la sopporto. E anche voi, ragazzi, non vi fate fregare da questi personaggi che cercano solo pubblicità”, le parole dell’insegnante che innescarono il provvedimento. “La docente era stata sospesa per una frase vergognosa. Perché è stata reintegrata come se nulla fosse? Aspettiamo valide motivazioni”, il commento del sindaco di Firenze Nardella (Repubblica Firenze).

Battute che non lo erano. Rispondendo a Paolo Berizzi e alla sua rubrica Pietre, il direttore Mediapason Fabio Ravezzani – protagonista di uno sgradevole scambio nel corso del suo programma tv in cui si associa l’identità ebraica del presidente del Tottenham Levy allo stereotipo degli ebrei e i soldi – afferma che “la ricostruzione è fuorviante, come dimostra la registrazione”. “Il video, facilmente reperibile sui social, si commenta da sé”, la replica di Berizzi.

Daniel Reichel