7 ottobre 1943
Il 7 ottobre è l’anniversario della deportazione dei carabinieri romani nei campi di concentramento nazisti. Quella mattina all’alba paracadutisti tedeschi e SS circondarono le principali caserme romane, ne disarmarono i carabinieri e ne deportarono duemila-duemila cinquecento. L’ordine di disarmo, preludio alla deportazione, datato 6 ottobre, era firmato dal Maresciallo Graziani, lo stesso criminale di guerra fascista a cui il comune di Affile ha eretto qualche anno fa un mausoleo, invano contestato dalla Regione Lazio e avallato dalla Corte di Cassazione. Lo stesso Maresciallo Graziani, autore di stragi inenarrabili in Libia e in Etiopia, ministro della guerra di Salò, condannato a 19 anni, che non scontò, per collaborazionismo nel dopoguerra, quel Graziani che fu inserito fra i criminali di guerra dalle Nazioni Unite ma di cui l’Italia negò l’estradizione. I carabinieri erano visti con sospetto dai nazisti, anche in prossimità della deportazione degli ebrei romani. Si pensava che potessero organizzarsi per contrastarla. Avevano del resto partecipato alla vana difesa di Roma, fra l’8 e il 10 settembre e stavano riorganizzandosi in un Fronte di Resistenza legato a Badoglio e operativo a Roma e nei dintorni. I deportati condivisero nei campi nazisti la sorte degli IMI, gli internati militari, una sorte durissima a cui avrebbero potuto sfuggire aderendo alla Repubblica di Salò, cosa che nella maggior parte non fecero. Dei carabinieri deportati da Roma, ben 600 non fecero ritorno. Una storia che continua ad essere poco conosciuta, nonostante il moltiplicarsi negli ultimi anni delle ricerche storiche, fra cui mi limito qui a segnalare il bel libro di Annamaria Casavola, 7 ottobre 1943, pubblicato nel 2008 dalle Edizioni Studium.
Anna Foa