Dai geroglifici all’alfabeto ebraico,
l’inestimabile valore della scrittura

La scrittura è considerata uno dei fondamenti di una società evoluta. Diversi sono i segni adottati dalle culture nel corso dei millenni per poter lasciare una traccia di sé nel futuro, per poter tramandare la propria storia. Ed è nel segno della scrittura, di quella ebraica e di quella egizia, che si è aperta a Ferrara l’undicesima edizione della Festa del Libro ebraico promossa dal Museo nazionale dell’Ebraismo italiano e della Shoah. A confrontarsi sul significato e sul valore della scrittura, il diretto del Meis e sofer Amedeo Spagnoletto e il direttore del Museo egizio di Torino Cristian Greco, in una doppia lezione dialogata che si è tenuta significativamente sotto la Sukkah (la capanna che gli ebrei costruiscono per la festa di Sukkot), realizzata nei giardini del Museo. “La festa di Sukkot è definita in ebraico Zman Simchatenu, il tempo della nostra felicità, e ci è sembrato importante farla coincidere quest’anno con la Festa del Libro ebraico (che in genere si tiene in primavera)”, ha spiegato in apertura il presidente del Meis Dario Disegni. Un momento dunque per celebrare insieme al pubblico la gioia della festa ma anche, ha aggiunto Disegni, per ricordarci della precarietà della vita. “La capanna in cui per sette giorni gli ebrei devono risiedere durante Sukkot rappresenta l’idea di precarietà, del nostro essere in balia degli eventi atmosferici e non solo. Ci ricorda che le nostre vite possono essere felici ma che improvvisamente tutto può esser messo in discussione, come sta avvenendo in questo terribile 2020”. Una festa, quella di Sukkot e quella del Libro ebraico, dunque dai tanti significati, a cui il pubblico ha risposto con grande partecipazione: in presenza, nel limiti imposti della misure anti-contagio, e seguendo il primo appuntamento in streaming sulla pagine facebook del Meis. Dopo i saluti delle autorità – presenti sia i rappresentati del Comune che della Regione a testimonianza dell’importanza del Meis per il territorio – si è entrati nel vivo con il dialogo tra rav Spagnoletto e Greco, che hanno descritto rispettivamente le origini e l’evoluzione dell’alfabeto ebraico e della scrittura dell’antico Egitto. “La scrittura proviene da Dio: in una Mishna del Trattato di Avot si parla delle cose create nel momento in cui stava per entrare il sabato. Tra queste, la scrittura e il supporto scrittorio. Dunque scrittura e ciò che la rende fruibile provengono da Dio, sono state create nel momento in cui completava la creazione del mondo, sono quasi un sigillo della sua opera”, ha raccontato il direttore del Meis Spagnoletto. Un elemento, quello della provenienza divina della scrittura, presente anche nell’antico Egitto. “La parola per gli egizi mantiene un qualcosa di magico, e infatti la scrittura viene definita come ‘le parole degli dei’. Appartiene agli dei ed eleva gli uomini che l’hanno imparata”, ha raccontato Greco, entrando poi nel dettaglio del significato dei geroglifici e di come siano stati decifrati. Un percorso affascinante nell’antica scrittura egizia ma anche nella società di quell’epoca e nei suoi valori. Perché la scrittura è anche questo, come ha sottolineato Spagnoletto, ricordando come nelle prime due lettere dell’alfabeto ebraico, Alef-Bet, si possa ritrovare l’espressione: “Impara il discernimento”, cioè studia la Torah, e quindi vi si ritrovi uno dei fondamenti di qualsiasi comunità ebraica nel corso dei secoli.
Gli appuntamenti della Festa del Libro ebraico proseguono in queste ore, tra gli altri, con la presentazione del catalogo “Oltre il ghetto. Dentro & Fuori” (Silvana Editoriale) pubblicato in occasione della nuova grande mostra del Meis che verrà inaugurata nel marzo del 2021 (ore 18.00 – in diretta streaming). A conversare con le quattro curatrici, Andreina Contessa, Simonetta Della Seta, Carlotta Ferrara degli Uberti e Sharon Reichel, sarà Eike Schmidt, Direttore delle Gallerie degli Uffizi.