Le aste secondo Milgrom e Wilson, i nuovi Nobel per l’Economia
Sono Paul R. Milgrom e Robert B. Wilson i Premi Nobel per l’Economia di quest’anno. Un riconoscimento annunciato in queste ore e conferito “per i loro studi sulla teoria delle aste e l’invenzione di nuovi formati di asta”. In particolare, secondo il Comitato che ha assegnato il prestigioso premio, il lavoro di Wilson e Milgrom ha portato a benefici per venditori e acquirenti, ma anche per i contribuenti di molte aree del mondo grazie a sistemi più adeguati per gli stati per mettere all’asta beni particolari, come le frequenze radio utilizzate nelle telecomunicazioni.
Nato in una famiglia ebraica di Detroit, Migrom è docente alla Stanford University, e ha tenuto spesso lezioni nelle università israeliane. Esperto della teoria dei giochi, ha lavorato su teorie delle aste più generalizzate, introducendo
il concetto di “valore privato” oltre a quello comune, e che può quindi variare da offerente a offerente. “Ha dimostrato come in vari formati d’asta il venditore possa aspettarsi ricavi più alti del previsto se gli offerenti hanno la possibilità di scoprire più cose sul valore che i loro concorrenti attribuiscono al bene all’asta”, spiega il Post. Wilson, invece, con i suoi studi ha mostrato “perché gli offerenti razionali tendono a fare offerte al di sotto della loro migliore stima del valore comune: sono preoccupati per la maledizione del vincitore, cioè di pagare troppo e perdere”.
“Nel corso del tempo, le società hanno allocato tra gli utenti oggetti sempre più complessi, come gli slot di atterraggio e le frequenze radio. – si legge nel comunicato del Comitato del Nobel – In risposta, Milgrom e Wilson hanno inventato nuovi formati per mettere all’asta molti oggetti interconnessi contemporaneamente, per conto di un venditore motivato da un ampio beneficio per la società piuttosto che da un guadagno massimo. Nel 1994 le autorità statunitensi hanno utilizzato per la prima volta uno dei loro formati d’asta per vendere frequenze radio agli operatori di telecomunicazioni. Da allora, molti altri paesi hanno seguito l’esempio”.