Il massacro e l’indifferenza

È passato più di un secolo dal massacro sistematico degli armeni ad opera del governo ottomano. Un genocidio a pieno titolo, programmato e portato a compimento con tutti i crismi della disumanità.
Fucilazioni, annegamenti di massa, gasamenti, inoculazioni di tifo, sovradosaggi di morfina: tutte le varianti della malvagità. I nazisti ebbero di che studiare e apprendere.
Il governo turco non ne ha mai riconosciuto la responsabilità, quindi nessuna elaborazione della colpa, nessuna individuazione dei colpevoli, nessuna metabolizzazione della crudeltà. Il genocidio armeno è come se non fosse mai avvenuto.
Anche oggi, che sta riprendendo con vigore, il massacro avviene fra l’indifferenza delle nazioni e degli uomini. Nessuno ferma la vendita delle armi di distruzione. Nessuno neppure immagina di poter proporre il boicottaggio delle merci turche. Per qualche insondabile ragione, universalmente condivisa, nessuno si oppone al massacro. Lo sguardo, distolto dal sangue che scorre e dalla bestialità dell’uomo, è tutto rivolto al Covid e alla crisi economica. L’indifferenza signoreggia. Parlare di barbarie, come insegna Montaigne, è solo un’offesa gratuita ai popoli del passato.
Un milione e mezzo di morti non è servito a inoculare spirito di humanitas nella coscienza della Turchia. Il tempo è trascorso senza alcun frutto.

Dario Calimani

(13 ottobre 2020)