Definizione di antisemitismo dell’Ihra,
l’Argentina del calcio dice sì

Spesso accusato di essere distratto nel suo impegno contro le parole dell’odio, il mondo del calcio sta lanciando da qualche tempo (anche in Italia) segnali importanti. Ad aprire un fronte nuovo è ora la Asociación de Fútbol Argentino, la prima organizzazione nazionale ad adottare la definizione di antisemitismo dell’International Holocaust Remembrance Alliance.
Una presa di posizione netta, ufficializzata nelle scorse ore in un documento firmato dal numero uno del calcio argentino Claudio Tapia (nell’immagine) e dal secretario generale Víctor Blanco Rodríguez in cui si raccomanda l’interruzione delle partite in caso di cori razzisti e xenofobi.
Un bel cambio di passo rispetto a soli due anni fa quando l’Argentina del pallone, Tapia compreso, fu protagonista di un episodio davvero spiacevole: l’annullamento di un match amichevole che avrebbe dovuto disputarsi in Israele ma al quale la “Seleccion” scelse di non prendere parte per “motivi di sicurezza”.
Nei giorni precedenti il presidente della Federcalcio palestinese Jibril Rajoub aveva spronato pubblicamente al rogo di fotografie e maglie di Lionel Messi. Una volta ottenuto il suo scopo, cioè la cancellazione dell’incontro, aveva poi esultato celebrando quella che a suo modo di vedere era “una vittoria dei valori, dell’etica e del messaggio dello sport”. Sullo sfondo un grottesco cartonato con scritto: “From Palestine thank you Messi”. 
Il governo israeliano non mancava di far notare alla Federazione argentina il proprio disappunto. La parola più ricorrente era “vergogna”. Quella di aver ceduto, compiendo un’azione senza precedenti, “alle pressioni degli odiatori di Israele”. 
Per fortuna la Fifa ha poi sanzionato Rajoub, contestandogli un comportamento contrario a quei valori dello sport così impropriamente evocati a favor di telecamera. E tra le due federazioni, quella israeliana e quella argentina, è poi tornato un clima più sereno. Una ritrovata armonia suggellata, lo scorso anno, da un’amichevole disputata a Tel Aviv contro l’Uruguay. Un derby sudamericano molto seguito sia allo stadio che in tv.  
Adesso un nuovo capitolo nel segno di un documento che qualifica come antisemitismo anche il non riconoscimento del diritto di Israele ad aver garantita la propria esistenza. Con buona pace di Rajoub e di chi cerca di usare lo sport come un’arma per distruggere.

a.s twitter @asmulevichmoked

(14 ottobre 2020)