L’intervista all’ambasciatore tedesco“Costruiamo un’Europa solidale”
“L’integrazione europea fa parte della ragion di stato tedesca. È un elemento assolutamente essenziale del nostro futuro. Abbiamo la responsabilità di avere la presidenza del Consiglio Ue per questo semestre e lavoreremo per proseguire la costruzione di un’Europa più sovrana, coesa, solidale, più forte anche a livello globale. Questa crisi ha dimostrato ancora di più l’importanza di portare avanti il progetto europeo”. Per l’ambasciatore tedesco in Italia Viktor Elbling non ci sono altre strade possibili per uscire dalla crisi e contemporaneamente rispondere alle nuovi grandi sfide internazionali: abbiamo bisogno dell’Europa. Un continente segnato da anni di retorica nazionalista e divisiva che sembra aver ritrovato lo spirito delle origini proprio nel momento più difficile, la pandemia e l’emergenza sanitaria. “Insieme. Per rilanciare l’Europa”, recita il motto della presidenza tedesca del Consiglio Ue, e l’idea di unità e solidarietà viene costantemente ricordata dall’ambasciatore Elbling durante un’ampia conversazione con Pagine Ebraiche. Un’occasione per parlare dei rapporti tra Italia e Germania, della sfida dell’integrazione, della rinascita della vita ebraica tedesca così come per fare il punto sulla lotta all’antisemitismo a un anno dal drammatico attacco alla sinagoga di Halle.
Ambasciatore, la cancelliera Angela Merkel ha aperto il semestre europeo della Germania con un discorso fortemente improntato al senso di responsabilità di Berlino per la realizzazione di un’Europa più unità e solidale. Come si declina questa solidarietà?
Tutti sappiamo che l’Europa si costruisce insieme, fra i membri di questa Unione europea dove tutti sono importanti. Siamo in 27 a dover cooperare. E l’impegno della Germania sarà quello di fare un salto in avanti in questa cooperazione. Abbiamo fatto i primi passi insieme con lo Next Generation Eu (Fondo di ripresa europea) che servirà ad aiutare la nostra Europa ad affrontare non solo gli effetti della crisi del Covid-19 ma anche il futuro. Non si tratta solo di ricostruzione, ma anche di costruire insieme, con i paesi solidali gli uni verso gli altri, il futuro del nostro continente.
La crisi dell’emergenza sanitaria sconfessa le pulsioni nazionaliste e l’idea che il progetto europeo sia finito?
La pandemia ha dimostrato quanto abbiamo bisogno di più Europa. Senza un’Europa forte non sarà possibile difendere i nostri valori ed interessi in un mondo che ogni giorno diventa più complesso e multipolare. La pandemia ci ha ricordato che dobbiamo affrontare sfide che vanno ben al di là dei nostri confini e delle singole capacità nazionali, tra cui anche il cambiamento climatico e la migrazione. A queste sfide le affermazioni sovraniste non offrono soluzioni.
Durante la crisi economica, nel 2009, la Germania è stata percepita come la maestra severa e intransigente. In questa crisi invece i media italiani hanno raccontato di una Berlino disponibile e punto di riferimento per tutti. È cambiato qualcosa da allora?
Non vedo un cambio di mentalità da allora da parte della Germania. Ognuno ha le sue ricette economiche e ne considera alcune più giuste. Si possono fare degli errori, ma l’obiettivo è sempre uno: migliorare la situazione complessiva. Per la Germania l’interesse centrale è avere un’Europa più forte, coesa. Non solo per un discorso di fratellanza tra gli Stati ma anche per l’interesse nazionale tedesco. Prendiamo il rapporto con l’Italia, c’è una forte connessione tra i due paesi, un’interdipendenza. Abbiamo strettissime relazioni industriali, sociali e culturali e non possiamo che volere un’Italia forte e stabile. La Germania può andare bene solo se stanno bene i suoi partner europei.
In questa Europa la retorica dell’odio è riemersa in modo preoccupante. In Germania c’è stato il caso della sinagoga di Halle attaccata da un estremista di destra durante lo Yom Kippur. Ma si sono registrati altri atti estremamente violenti da parte di movimenti neonazisti. Qual è la situazione?
Dobbiamo essere molto attenti sia agli sviluppi di ogni estremismo sia all’antisemitismo, cresciuti in tutta Europa. Forse si pensava che con il passare del tempo sarebbero scomparsi. E invece in ogni generazione dobbiamo di nuovo ricostituire gli anticorpi contro queste malattie. L’impegno da parte della società e della politica tedesca c’è assolutamente. Anche in Germania abbiamo visto una crescita dei crimini a carattere antisemita: +10% in confronto all’anno scorso. Molti di questi attacchi d’odio hanno luogo sui social media, ed è importante agire su queste piattaforme. C’è in Germania un incaricato del governo tedesco per la vita ebraica e per la lotta all’antisemitismo. E uno dei temi su cui si sta concentrando è proprio il contrasto dell’antisemitismo. Il dato positivo è che abbiamo in Germania una vita ebraica molto vivace, molto forte, più di 250mila concittadini ebrei che vivono di nuovo nel paese della Shoah. C’è qualcosa che sta rinascendo. Ma dobbiamo essere molto attenti a non perdere di vista i pericoli. Attualmenta abbiamo la presidenza della International Holocaust Remembrance Alliance e anche lì abbiamo lavorato per costruire una task force per contrastare le menzogne che si dicono sulla Shoah. Serve una politica molto attiva di contrasto ai negazionisti. Davvero molte sfide, molto lavoro da fare che prendiamo profondamente sul serio. La recente intesa tra Governo federale e il Consiglio Centrale degli Ebrei in Germania
per un ulteriore stanziamento di 22 milioni di euro volto a finanziare misure di protezione edilizia per strutture ebraiche sul territorio tedesco rappresenta un segnale concreto in questa direzione.
È vero che l’attentato di Halle ha scioccato la Germania ma siamo impegnati perché non succeda niente di comparabile.
Parlando di Germania ed ebraismo. Ci sono migliaia di israeliani a Berlino, che hanno addirittura creato un giornale in ebraico. È il segno del legame molto forte tra i due paesi?
Per noi quello con Israele è un rapporto assolutamente essenziale, un’alleanza solida. La protezione del diritto dello Stato d’Israele di essere libero e sicuro in Medio Oriente è un elemento fondamentale per la Germania. È molto bello che molti israeliani abbiano scelto Berlino per vivere: è una città molto giovane, molto vivace, con tante start-up ma anche artisti. Mi fa molto piacere che gli israeliani facciano parte di questa nuova vitalità della tradizione ebraica in Germania.
In questi ultimi anni, la Germania ha accolto centinaia di migliaia di profughi da diversi paesi del Medio Oriente, paesi in cui vengono coltivati sentimenti contro Israele e antisemiti. C’è stato un problema di integrazione da questo punto di vista? Come sta andando avanti questo processo?
La nostra è una società fondata sul rispetto, sulla tutela dei diritti, sull’uguaglianza. Consideriamo le molteplici identità come un elemento che rende il paese più ricco e più connesso. Dall’altro lato non possiamo offrire sconti sul rispetto dello Stato di diritto, dei diritti fondamentali, delle regole di convivenza civile. Chiunque viene in Germania deve rispettarli. Abbiamo fatto uno sforzo importante per integrare due milioni di persone, spesso provenienti da continenti diversi, dal 2015 ad oggi. Non è una cosa facile, non abbiamo avuto solo successo in questo senso. Siamo riusciti a dare un posto di lavoro o di studio o formazione a circa il 50% di queste persone. Non è una cattiva cifra, ma significa che dobbiamo ancora lavorare.
Riguardo ai rapporti tra Italia e Germania, cosa dovrebbe cambiare? Ci sono dei pregiudizi che vanno superati?
Ci sono diversi pregiudizi che persistono. Ad esempio si ha l’idea che i tedeschi siano molto critici verso gli altri, ma lo sono anche verso se stessi, verso il loro sistema e la loro politica. E io non vedo questa caratteristica come negativa, anzi è un motore positivo per il miglioramento. Il problema è che forse, come cittadini, pensiamo di conoscerci perfettamente, tra italiani e tedeschi, ma in realtà sappiamo molto meno di quanto crediamo. È importante portare avanti un lavoro di incontro su tutti i livelli. Esiste una cooperazione strettissima a livello di governo, con una vicinanza di vedute. È importante portarla anche tra i nostri cittadini.
Daniel Reichel
(Foto del Quirinale – L’ambasciatore tedesco in Italia Viktor Elbling con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella)