Schismogenesi
Mentre noi stiamo a discutere se giocare o meno a basket nei campetti e se fare feste in casa, tutte cose notoriamente decisive per la vita umana, esce sul New Yorker un’importantissima inchiesta di Peter Hessler, che ricostruisce epidemia e condizione attuale dove il virus è emerso, a Wuhan. Ne viene fuori un quadro incredibile ad occhi occidentali: una Cina in cui le polemiche sull’azione del governo sono le stesse che da noi (dubbi sui numeri dei contagiati e dei morti), in cui ci sono blogger e influencer dei social locali che criticano apertamente il governo, discussioni sul grado di fiducia nelle autorità. Nulla a che vedere, dunque, con le dinamiche dittatoriali che si descrivono da queste parti di mondo. Certo, sia ben chiaro, la Cina è un Paese tremendamente autoritario, una vera e propria dittatura che reprime ogni forma di dissenso con metodi feroci e brutali (basti vedere i dati sulla pensa di morte), ma non per ferocia nazista, come dicono alcuni nostri intellettuali, ma perché considerano necessaria la gestione dall’alto dei problemi. Consapevoli, però, che nessun regime può governare senza qualche forma di consenso. E da dove nasce il consenso? Dall’efficacia delle tue politiche. Se questo è il criterio, dobbiamo dirlo, la sfida la stiamo perdendo. Da una parte abbiamo un sistema frammentato che impedisce ogni decisione condivisa, dall’altra un sistema per quanto possibile coerente, che riesce a rispondere a questo momento pandemico. E basta pure vedere i dati di Paesi come Corea del Sud, Singapore, Vietnam, Giappone per capire che la sfida non è fra modelli politici, ma fra la tenuta di un sistema. In Occidente, da ben prima del Covid, si è raggiunto un livello di polarizzazione insostenibile, dove l’una parte mira a distruggere l’altra con ogni mezzo: menzogne seriali, propaganda aggressiva, ora persino sobillando movimenti eversivi (vedi lo «Stand by» di Trump nel confronto televisivo con Biden). Gregory Bateson la chiama schismogenesi, quando un sistema è talmente divaricato da crollare.
Davide Assael