Italia e il virus, l’idea del coprifuoco

Come già deciso in Francia, anche l’Italia, a fronte dell’aumento dei contagi, pensa a un coprifuoco disposto su tutto il paese: il provvedimento, scrive il Corriere, potrebbe imporre a bar, ristoranti e altri pubblici esercizi di abbassare le saracinesche alle 21 o alle 22, con controlli rafforzati e multe per chi non rispetta le regole. Per il ministro Roberto Speranza “la situazione è seria, non si può sottovalutare”. Nel governo, prosegue il Corriere, è scontro sulla proposta delle Regioni di passare alla didattica a distanza nei licei, tre giorni a scuola e tre a casa. Il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina ha riguardo ha espresso la sua contrarietà.

La genesi degli Accordi di Abramo. “Se l’accordo è avvenuto ora è per il dibattito in Israele sull’annessione di aree palestinesi nella West Bank. Ci siamo resi conto che l’annessione sarebbe stato un problema per la maggior parte degli Stati arabi, in particolare per la Giordania ma anche per Israele, che si sarebbe trovata isolata, e per l’America che avrebbe dovuto difendere la decisione. Abbiamo dunque pensato di scambiare la normalizzazione per la rinuncia all’annessione. Per questo le reazioni in Usa, Europa e mondo arabo sono state positive”, così Yousef Al Otaiba, ambasciatore emiratino a Washington, in un’ampia intervista a Repubblica, dedicata agli Accordi di Abramo siglati da Israele, Emirati Arabi Uniti e Bahrein. Definito l’architetto degli Accordi, Al Otaiba parla di un Medio Oriente cambiato e afferma che l’intesa siglata a Washington aiuta i palestinesi e la soluzione dei due Stati. Le critiche arrivate dagli stessi palestinesi, afferma l’ambasciatore, sono ingiustificate. “Credo che la loro percezione della regione del Medio Oriente sia superata. Un recente sondaggio sui giovani arabi lo testimonia: l’89 per cento dei giovani degli Emirati, fra 18 e 24 anni, è a favore degli Accordi di Abramo”, afferma. Per Al Otaiba poi il Medio Oriente musulmano è diviso in due campi: “da un lato chi promuove odio e Islam politico, come i Fratelli musulmani, sostenuto da Turchia e Iran e dall’altra c’è la modernità ovvero Egitto, Giordania, Oman, Kuwait, Emirati, Bahrein e Arabia Saudita”.

16 ottobre 1943, per non dimenticare. “Cosa successe il 16 ottobre? Mio padre si alzava alle tre di notte, lavorava alla stazione Termini e all’alba arrivavano le tradotte delle truppe tedesche, lui le aspettava sulla banchina e vendeva souvenir. Quando cominciò il rastrellamento era già al lavoro. Mia madre invece sentì dei rumori in strada, si affacciò e vide che i tedeschi stavano radunando in piazza tante persone ma pensò che portassero via soltanto gli uomini così si vestì di gran corsa e usci per andare ad avvertire mio padre di non tornare al Ghetto. Mi disse di restare in casa, tranquillo, che sarebbe tornata presto ma dopo un po’ non volevo più aspettare e scesi anche io. La vidi sopra un camion, presa dai tedeschi, la chiamai, lei mi gridò di andar via, urlava, urlava. Un soldato mi prese al volo e mi buttò come un pacco dentro lo stesso camion… dopo poco mia madre mi abbracciò e mi diede una forte spinta… mi fece cadere giù dal convoglio più o meno in piazza di Monte Savello, sul lungotevere. Ecco, ricordo la gran botta che mi fece andare giù poi cominciai a correre, a correre, e poi mi nascosi dentro un tram…lei era bellissima, aveva 37 anni e non l’ho mai più rivista”. È la testimonianza di Emanuele Di Porto, 89 anni, che questa mattina alle 11.00, come riporta Repubblica Roma, insieme ai Testimoni Mario Mieli e Vittorio Polacco, commemorerà l’anniversario della razzia nazifascista del Ghetto di Roma del 16 ottobre 1943. Ad organizzare l’iniziativa, a cui saranno collegati circa duemila studenti romani via Facebook, il Museo della Shoah di Roma. Questa giornata di Memoria si è aperta con la deposizione di una corona al Tempio della Capitale, alla presenza della sindaca Raggi e del presidente della Regione Zingaretti.

Stati Generali della Memoria. Oggi alle 11.00, nell’Archivio Storico della Presidenza della Repubblica si terranno “Gli Stati Generali della Memoria”, frutto di un’idea di Furio Colombo e Vittorio Pavoncello. Ad aprire l’incontro, un messaggio della senatrice Liliana Segre. Diretta streaming su uninettunouniversity.net. Tra gli interventi, ricorda in una breve il Corriere, la Testimone della Shoah Edith Bruck e la presidente UCEI Noemi Di Segni.

La Loren torna sul grande schermo. Sul Venerdì di Repubblica Natalia Aspesi intervista l’attrice Sophia Loren, che torna al cinema con La vita davanti a sé, pellicola con regia del figlio Edoardo Ponti e ispirata all’omonimo libro di Romain Gary. “Capelli d’argento, volto segnato dalle rughe, Sophia è Madame Rosa, una donna sopravvissuta ai campi di sterminio che aiuta bambini dal passato difficile a trovare una strada nella vita”, racconta Aspesi. “È un ruolo che aspettavo da tempo a cui affido tutto il mio incrollabile amore per il cinema”, spiega Loren, raccontando di aver incontrato Gary a Parigi e di essersi innamorata dei suoi libri.

Segnalibro. Fernanda Wittgens nel 1940 diventò la prima direttrice donna della Pinacoteca di Brera. Nel 2014 riconosciuta Giusta tra le Nazioni, nel corso della guerra e delle persecuzioni aiutò alcuni ebrei ad espatriare e si adoperò per salvare le opere di Brera, del museo Poldi Pezzoli e altre istituzioni milanesi. La sua storia è raccontata nel romanzo di Giovanna Ginex e Rosangela Percoco L’Allodola, in libreria per Salani, recensito oggi dal Fatto Quotidiano. La Gazzetta del Mezzogiorno parla invece del libro Una voce sottile (Giuntina) di Marco Di Porto, in cui si racconta la tragica storia della comunità ebraica di Rodi, cancellata durante la Shoah. Il Venerdì di Repubblica ricorda invece la ristampa per Elliot del Dizionarietto rompitascabile degli editori italiani di Angelo Fortunato Formiggini.

Revisionismi. Il Giornale propone due lettere che vorrebbero riabilitare le figure di Italo Balbo e di casa Savoia. Due esempi di quanto sottolineava lo storico Gadi Luzzatto Voghera su queste pagine a proposito di Balbo e del tentativo di presentarlo in modo eroico: “La storia non si fa in questo modo, in special modo la storia dell’Italia fascista che ancora oggi, e in maniera sempre più sorprendente, diventa terreno di scontro politico. Si tratta di un ulteriore esempio di un Paese che fa molta fatica a fare i conti con il suo passato”.

Daniel Reichel